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Paolo Stanzani – l’Ingegnere ci ha lasciato

Oggi è il 18 gennaio 2017, stamattina mi sono svegliato con il letto che sussultava per l’ennesimo terremoto. Poi un altro, un altro ancora sempre più forte fino al pomeriggio. Fuori c’è la neve, un metro di neve gelida che mi nega anche la mia consueta corsa in macchina, unica cosa che mi aiuta a rimandare il cuore al posto suo, non in gola, quando ricevo certe notizie.

Non sono le sette scosse di terremoto, non è la neve che mi blocca in casa da tre giorni, non è la pressione dei lavori arretrati che non riesco a rimettere in pari. Dopo pranzo ricevo una telefonata che credevo fosse di premura, come altre dozzine da quando ho aperto gli occhi oggi, ma non è così. Il responsabile del Museo di famiglia Ferruccio Lamborghini mi comunica con voce spezzata che ci ha lasciato il nostro Paolo Stanzani, storico Direttore Tecnico Lamborghini dagli albori.

Perché mi permetto di dire “nostro” se lo può figurare chiunque segua il Drive Experience. Con l’Ingegnere abbiamo avuto una lunga e approfondita serie di interviste che si chiama “Stanzani racconta”, di grande valore per me in primis, ma anche e soprattutto per il nostro pubblico di ogni età.

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Le parole di Stanzani ci hanno fatto tornare in un’epoca ingiallita e profumata di olio bruciato, tutti noi ci siamo immedesimati in questo giovanissimo Assistente della Facoltà di Ingegneria di Bologna che di punto in bianco, quasi a forza, venne preso da Ferruccio Lamborghini a progettare automobili nei primi anni ’60 al fianco di Giampaolo Dallara. Timidissimo e riservato ebbe difficoltà a contenere il tornado Ferruccio nelle prime fasi della Lamborghini Automobili, a metà strada tra gli eccessi e la genialità. Disse: “Tanto non ci vado a lavorare per uno così” ma poi ci andò eccome, rimanendo al suo fianco fedelmente fino alla fine.

Dovette regolare il suo capo e spronare il genio di Gandini, ancor più introverso e discreto di lui, si caricò poco più che ventenne una responsabilità che non credeva di poter gestire. Da quel manipolo di giovani uomini stava per avere inizio una storia ineguagliabile per fascino e unicità.

Non mi metterò a ripercorrere una storia di oltre cinquant’anni, l’Ingegnere non ne ha bisogno, i libri di storia ci sono per questo e lui ne ha scritte di pagine. Quello che posso fare io è ricordarlo per come l’ho conosciuto. Ho l’inesauribile curiosità, la definirei quasi una necessità, di attingere da questi Grandi Maestri dell’automobile, soprattutto da chi si trova al tramonto della propria incredibile esistenza. Mi affascina infinitamente ascoltare dalla loro flebile voce racconti che non potrei immaginare. Ho insistito tanto su questo piano perché il bilancio del Drive Experience non mi da ragione, queste produzioni sono dispendiose e non portano in cassa abbastanza da giustificare trasferte, lavoro, troupe, fatiche che vanno retribuite. Non mi è mai interessato, conoscere e far conoscere queste persone non ha prezzo.

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Con l’Ingegner Stanzani in particolare mi avevano avvisato che avrei fatto bene a portare un bel taccuino pieno di domande, almeno una ventina, perché non aveva la fama di un gran chiacchierone. Dunque “si prepari a riprenderlo spesso, si interromperà ogni due frasi, è molto riservato” mi aveva detto la famiglia Lamborghini che ci avrebbe ospitato nel Museo a Funo di Argelato. Evidentemente la luce nei miei occhi quando ha iniziato a raccontare deve essergli piaciuta perché non ha più smesso, per le prime tre ore ho dovuto fargli al massimo tre domande. Sembrava di aver aperto un cassetto chiuso da decenni. I retroscena di Ferruccio e le sue furbate, della Pirelli, del suo professore di Ingegneria, di Malossi, della fabbrica, tutto. Si interruppe solo per una breve pausa (che impiegammo a fare cosa? Parlare di macchine, ma in piedi).

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Girando per il Museo ogni immagine, ogni dettaglio di carrozzeria e meccanica, ogni simbolo e numero erano per lui un ricordo che mi regalava, mentre stavo lì a mangiarmi le mani per non aver avuto le telecamere accese anche in quel momento. Quindi Bob Wallace e la sua ragazza, le sottostorie, il suo arrivo in barca dalla Nuova Zelanda, Ferruccio che diceva di avere un collaudatore “Zeonelandese”, le prese in giro tra i due riguardo l’altezza del tetto nella Countach (Wallace era molto alto, rispondeva alle lamentele dei clienti che toccavano con la testa il cielo della Countach buttandosi in giù nel sedile e facendo vedere che rannicchiandosi poteva entrarci chiunque), oppure quando Ferruccio trovava difetti alla guida di una macchina e Wallace gli rispondeva che era lui a non saper guidare, giocando con il suo spirito. E ancora dietro le quinte del suo stimato Marcello Gandini; mi raccontò di quanto era complicato dirgli se un disegno doveva essere modificato, al peggio stravolto, per stare dietro alle richieste dei clienti, senza urtare la sua proverbiale sensibilità (una volta l’allora giovanissimo Tonino Lamborghini disse davanti alla Urraco che era “più bella la Porsche” e il designer sparì letteralmente senza lasciare tracce per tutto il pomeriggio).

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Quindi Stanzani non fu solo il Direttore Tecnico di Sant’Agata, ma si occupava anche di gestire tutte queste sfumature della Fabbrica bolognese, dai litigi per le donne, alle macchine sbagliate, fino alle situazioni più difficili come quella di vendere la Lamborghini Automobili dopo la crisi Boliviana (dopo la rivoluzione venne meno un accordo per 5.000 trattori e Ferruccio dovette risanare il danno cedendo l’azienda delle due che in quel momento andava meglio, per evitare il fallimento diede via il 51% della Automobili) e vi assicuro che ancora oggi questi eventi, seppur ormai di un’altra epoca, smuovono ancora la voce di chi era lì a prendersi il vento in petto.

Vi invito a vedere i video della serie “Stanzani racconta”, li ho fatti apposta per questo. Saranno lì per sempre a sostenere la nostra scarsa memoria, potranno insegnare a tutti i giovani cosa significa credere nel proprio lavoro e nelle proprie capacità, anche tenendo conto che ai tempi di questi signori era il lavoro a rincorrerti, non come oggi. Non è una scusa, il valore ancora adesso può pagare, le maggiori difficoltà determinano un successo più soddisfacente. Farcela in un mondo che non vuole vederti vincere è dura, siamo d’accordo, ma guardatelo l’Ingegnere come si illumina quando parla della sua macchina preferita, l’Espada, oppure della Miura, della Countach, della Urraco.

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Proprio in questi giorni stavamo provando a rivederci per chiudere il nostro ciclo insieme, lui voleva assolutamente raccontarmi di Bob Wallace in una puntata dedicata e io non vedevo l’ora. Senza dubbio sarebbe finito di nuovo a ricordare e ricordare fino a scaricarmi tutte le batterie delle telecamere come l’ultima volta. Con Paolo Stanzani va via un’enorme quantità di storie che, purtroppo, non potremo ascoltare dalla sua voce misurata. Ora, se qualcuno di voi ha una Lamborghini in garage, è il momento di andare a prenderla.

Davide Cironi

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