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Notturna sull’Etna – Seat Leon Cupra R

Quante emozioni in quel rumoroso silenzio, di curva in curva infranto dal rombo sordo della Cupra.
Non c’è nulla , ma quel nulla sa essere tutto per un folle automobilista come me.
La spagnola lascia poco al comfort, contrariamente a quanto pensavo prima di salirci. Schiaccio il pedale della frizione e “interessante” è la prima parola che mi passa per la testa.
Riesco ad avvertire un senso di intimità in alcuni di questi posti, che semplicemente di giorno non c’è , la stessa intimità che inizio a sentire anche con questa teppistella.

Tutto è sempre più coinvolgente, volante ben fatto che mi invoglia a stringere le mani in posizione nove e un quarto (in realtà devo dire un po’ troppo morbido per i miei gusti).
Mentre penso a come potrebbe essere migliorata, sensazioni speciali iniziano a coinvolgermi:
Sarà il Sound, che sento perfettamente partire dall’aspirazione passando dal motore per poi essere “sputato” dallo scarico; saranno i freni che mi accontentano aiutati da un ottimo pedale ben modulabile con una corrispondente frenata che risulta sicura e precisa; sarà il cambio che ha la leva giusta, o l’accelerazione pronta regalata da poche modifiche mirate, ma sto provando qualcosa che oserei definire eccitante.

Eccola d’un tratto mentre sterzo violentemente per spostarmi tra un tornante e l’altro: ‘A MUNTAGNA.
Più mi avvicino a lei, più inizio ad avvertirne la grandezza, e la vedo guardarmi, come farebbe una madre impaurita mentre il figlio gioca davanti i suoi occhi, pensando alle cose peggiori che potrebbero accadere.

Scarico maggiorato, intercooler, turbina, aspirazione diretta, pop-off, assetto a ghiera, bobine di derivazione Audi R8, tutto punta ad incattivire ancora di più questa Cupra, che fortunatamente (a primo impatto non si direbbe) di cattiveria ne ha già di suo.

A dire il vero l’assetto, seppur irrigidito, risulta più morbido di quanto possa sembrare mentre sbatto i denti centrando una buca – Cazzo – e vorrei dirne altre cento, ma scalo in seconda entro in tornante tra le urla del motore, con gli sbuffi della pop-off. In quel preciso momento, ho iniziato a non capirci più nulla, o forse più niente serve. Siamo io, la leonessa e mamma Etna, che curva dopo curva mi accoglie calorosamente tra le sue braccia.

Passo in quarta e vedo dietro di me un’ insolita illuminazione, lo scarico surriscaldato ed il motore in piena iniziano a regalare un bel po’ di fiamme e, inutile nasconderlo, come un bambino, inizio a ridere. Capisco il sistema ed inizio a giocare con questa turbo benzina sputafuoco.
Dentro l’abitacolo il profumo della benzina, da me tanto amato, non mi fa preoccupare, ma mi invoglia a spingere di più sul pedale destro.
Non c’è bisogno d’altro in questi momenti, questi profumi, i copertoni che stridono, le luci che illuminano i paesi in lontananza, gli alberi che vantano la loro maestosità, i muretti in pietra a bordo strada che abbassando il finestrino producono uno strano suono.

Tutto sembra giusto così, qualunque cosa in aggiunta potrebbe risultare superflua, potrebbe rovinare il feeling che in questo contesto particolare e coinvolgente si è creato con questa aggressiva Seat Leon Cupra R.
Sono rimasto molto sorpreso da un’auto che mi aspettavo molto più fredda, che invece ha saputo regalarmi intense emozioni, merito di una genuina elaborazione.
Qualcosa ancora è migliorabile in realtà, e chissà se è stato così nei modelli a seguire che spero di riuscire a provare. Dei sedili ancora più coinvolgenti ed un assetto più “pistaiolo“, la porterebbero senza dubbio a più alti livelli, ma non sento di potermi lamentare di questo ottimo mezzo.

Si guida bene, ruggisce e urla come una dannata, sa regalarti emozioni e questo è quello che dovrebbe fare ogni auto che si vanta di un fregio sportivo. La linea forse non è cattiva quanto il carattere di quest’auto che definirei dall’animo nascosto, nascosto da una carrozzeria con linee troppo morbide.

Devo ammettere che sto riuscendo a valutarla attentamente solo mentre rientrando a casa io e lei ci riposiamo, a “caldo” mentre si tuffa tra una curva e l’altra non dando il tempo di pensare (e questo per un purista della guida è davvero un fondamentale).

La guardo, mentre posteggiata a due passi da me ricambia lo sguardo sfidandomi. Penso che ci siamo strapazzati, picchiati e coccolati allo stesso tempo. Divertente davvero!

Rosario Cardillo

Foto: Francesco Di Stefano

Auto: Giuseppe Martucci