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California “LUV ME” – Una Ferrari 308 GTS ex-stella del cinema da salvare

Per tanto tempo mi sono chiesto come era possible venire a conoscenza dell’ipotetica o presunta esistenza di vetture abbandonate o semplicemente dimenticate in posti improbabili del nostro pianeta. Affascinato, ho seguito da sempre su riviste e negli ultimi anni in tv, grazie alla nuova generazione di programmi, questi incredibili ritrovamenti.

Vetture a volte rarissime stipate in granai di fattorie senza ormai un proprietario che le accudisse. Nei boschi adiacenti ad abitazioni a volte murate nelle stesse per paura che qualcuno le rubasse, insomma la lista potrebbe essere infinita. Mi era capitato in Italia di trovare qualcosa, ma niente di così segreto ed irrangiungibile come leggevo o guardavo. La domanda quindi era sempre la stessa: come fai a saperlo per primo, come puoi accaparrarti il gusto della scoperta e come puoi raggiungere e portare con te la Ragazza fin nel tuo garage?

Da qualche tempo mi trovo negli Stati Uniti, terra di sorprese, non c’è dubbio, e ho cominciato la mia personale avventura in questo Paese di cui non riesco a percepire i limiti nella totalità della parola. Un giorno come tutti gli altri mi trovo in ospedale per una radiografia ed incontro un ragazzo italiano che porta il mio stesso nome e, con grande piacere, cominciamo a parlare. Classica domanda: “Da dove vieni?” e una piacevole risposta: “Emilia Romagna”, che per un appassionato di motori è come la casa di Hugh Hefner per chi ama le donne. Ok, solo per precisare, per me vanno di pari passo.

E qui la seconda classica domanda “Di cosa ti occupi?” a cui rispondo: “Ho un Officina in città, tratto prevalentemente i nostri Marchi italiani all’estero”. Mi dice dunque: Devo metterti in contatto con una persona allora”. Così ho conosciuto il proprietario della vettura che da lì a pochi giorni avrei portato a casa con me (grazie Daniele).

Un dottore che aveva lavorato nella mia città e che ama l’Italia in tutte le sue sfaccettature (non per essere banali, ma la sua personale classifica aveva tre primi posti: Donne, auto, cibo). Un fratello che da trent’anni lavora a Capo di Chino nella Base Militare Americana e che più volte è stato complice con lui di avventure italiche. Mi dice che aveva qualcosa che poteva interessarmi a casa sua e che dovevo andare a dare un’occhiata.

Chiaramente ho chiesto delle informazioni riguardo la Ragazza e ho avuto un sussulto smettendo di parlare, cosa per me difficile, sentendo la parola magica… “Ferrari“. Nello stesso fine settimana avevo in programma di fare una gita con la mia famiglia e, consultando la mappa avevo percepito che la località dove vive il Dottore (che fra le altre cose fa Wallace di cognome … spettacolo), era a “sole” (poi vi spiego perché le virgolette) 65 miglia da dove dovevo andare io.

Tecnicamente un’oretta di auto, che qui negli Stati Uniti è come andare a prendere il Caffè in piazza da noi. Mia moglie sorridendo mi ha concesso questo fuori programma dicendo semplicemente “Aridaje” (che racchiude in sé la storia dei nostri viaggi in Italia, dove per anni le soste non erano in autogrill, ma percorrendo esclusivamente strade secondarie, c’era sempre da fermarsi nel giardino di qualche sconosciuto a contrattare l’acquisto dell’ennesimo ammasso di ruggine da riportare in vita. Forse.

Quindi la domenica mattina, dopo un classica colazione americana a base di colesterolo puro, ci siamo messi in viaggio per quelle “just 65,7 miles” che però erano su trade di montagna per arrivare a 12.000 piedi, 3.650 metri da noi, con una temperatura esterna di 2° Fahrenheit ossia -16° Celsius e neve come io personalmente avevo visto poche volte in vita mia. Quindi non dopo “un’oretta”, ma quattro “orette” dopo, sono arrivato sulla sommità della montagna che ospitava la casa di questo Gentleman, per trovarmi circondato solo da neve e quanche Elk (un tipo di Cervo molto grande che abita in queste zone).

Non capendo dove dovessi andare, ho cercato di affidarmi al fidato Waze che, inspiegabilmente, almeno per me, aveva le idee chiarissime e non aveva alcun dubbio su dove fosse la casa. Aveva ragione lui e da li ho trovato queste due splendide persone, che ci hanno accolto con un ottimo Lavazza, che ha preso un gusto tutto speciale quando ho cominciato a spalare la neve che copriva completamente la Ragazza infreddolita.

Quando ho scoperto l’angolo posteriore destro, ho visto quegli occhietti da furbetta che mi sono sembrati quasi umani, vivi. Sembrava mi stesse chiedendo se fossi solo un fottuto curioso o se veramente l’avrei portata via con me. A quel punto le ho parlato, rassicurandola che tutto sarebbe andato bene, e mi sono scusato perché da lì a poco l’avrei strattonata un pochino con il cavo del verricello. Quasi mi ha risposto, a modo suo, perché le ruote ed il freno a mano congelato si sono lasciati andare, contenti di trovare alloggio nel mio accogliente rimorchio chiuso.

Bene, oggi per la prima volta ho capito che emozione si prova a salvare da fine certa una Ragazza abbandonata. Molteplici le sensazioni che  in un crescendo di emozioni  ti spingono a spalare neve per più di un’ora pensando “come sarà lì sotto”? L’America ragazzi… non finisce mai di stupirmi.

Preso dalle procedure di pulizia, mi trovo l’ex-proprietario in officina curioso di vedere come era cambiata in pochi giorni la Ragazza. Non che avessi fatto miracoli, ma considerando che almeno riposava coccolata al calduccio in attesa di essere avviata, era già tanto. Una Ferrari in queste condizioni non puoi tentare di avviarla come faresti con il Fiat 127 del nonno (il ’27 non si spaventa di nulla) e con la carrozzeria lucidata sembrava un miracolo ai suoi occhi.

Mi dice “Grazie per i tuoi sforzi di riportare in strada la mia Bambina, lo apprezzo tanto e sono qui perché avevo dimenticato di darti un’ulteriore informazione su di lei. Chiama questo numero quando hai tempo e, con un po’ di insistenza, potrai avere i documenti che attestano la sua presenza in un film cult qui negli States”.

Per farla breve, in quello stesso giorno sono venuto a conoscenza del fatto che la Ferrari ritrovata nel nulla era stata una piccola Star e che era entrata a far parte del mondo Americano delle “Movie Cars”, le auto che da tutti vengono associate a film o serie TV, la piu’ famosa delle quali rimane sempre quella del mitico Magnum P.I.

La vettura è stata utilizzata per il film “National Lampoon’s Vacation” del 1983. Il proprietario l’aveva affittata per due settimane alla casa di produzione per girare diverse scene del film. La bellissima Christie Brinkley sorpassava il famigerato “Family Truckster”, un’improbabile station wagon, entrata anche lei di diritto nella storia e guidata da Chevy Chase. Il tutto è stato girato in Colorado.

Per motivi cinematografici la Ragazza aveva una targa differente e molto caratteristica, California “LUV ME”  (Amami – n.d.r.). Insomma che vi posso dire oltre a questo? L’America ragazzi. Ho capito finalmente cosa si prova e lo capisco oggi a distanza di giorni, grazie a quel sorriso da ebete che non abbandona ancora la mia faccia.

di Daniele, “Il Perdente”

 

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