Interviste

Elisa Artioli – La bambina che diede il nome alla Lotus Elise

Presentazione della Lotus Elise a Francoforte 1995

Ci siamo conosciuti di persona durante le riprese dello Speciale Bugatti Corse, girato a Berlino pochi giorni prima di Natale 2017, io ed Elisa, nipotina del Presidente Romano Artioli. Lei è la bimba che, circa ventiquattro anni prima, aveva intenerito tutta Francoforte al sollevarsi del telo che copriva la primissima Lotus Elise S1, con lei all’età di due anni e mezzo seduta dentro.

Come molti sanno, dopo la triste fine della Bugatti Automobili a Campogalliano, Artioli spinse la rinascita della “Lotus italiana” rievocando i principi che la Casa inglese che a fine anni ’80 si erano completamente persi in favore di ingrassamenti, potenziamenti ed esperimenti sempre più lontani dallo spirito del grande Colin Chapman, fondatore del marchio. (Lotus ci sta ricascando negli ultimi anni)?

Per dei megaromantici dell’automobile, poter parlare con la ragazza che ha dato il nome ad una vera e propria icona è una cosa speciale, soprattutto se si è dei grandissimi estimatori delle piccole sportive superleggere come la Elise S1. Dunque partiamo con il suo primo ricordo della vettura a cui ha dato il nome.

Elisa: “Sfortunatamente non mi ricordo nulla della presentazione a Francoforte! Però mi hanno raccontato un sacco di cose divertenti a riguardo. Per esempio, quando da bambina andavo a scuola in inghilterra, per parecchio tempo ho continuato a presentarmi come Elise Lotus, talmente avevo sentito associare il mio nome al marchio risollevato da mio nonno“.

Davide: “Fu una bella idea del nonno quella di metterti dentro la prima Elise alla presentazione di Francoforte, te lo ricordi”?

Elisa: (Ride) “Sì, non mi ricordo bene, ma mia madre ripete sempre che era preoccupatissima! Rimasi lì sotto il telo da sola per un bel po’ prima che tutto fosse pronto per l’unveiling e credeva avessi paura, invece me ne sono stata buona buona. Non volevo più uscire, ero super-orgogliosa! Credo che avessi ben capito quanto fosse importante quel momento per la mia famiglia, anche se purtroppo non ricordo i miei pensieri in quel momento“.

Davide: “Poi siete tornati a vivere in Italia quando il nonno ha venduto Lotus”.

Elisa: “Sì, il nonno ha venduto Lotus e siamo tornati in Italia, portandoci via una Elise S1 grigia, che un giorno sarebbe stata mia. Sono cresciuta vedendo questa macchina nuova, ferma in garage, e non potendola ovviamente guidare per anni. Andavo in garage e vedevo lì sempre la sua faccia sorridente, l’ho sempre considerata un membro della famiglia., non un oggetto. Per me andare in garage era come andare a trovare una di famiglia“.

Elisa: “Come sappiamo in Italia non puoi guidare una Elise da neopatentato, quindi anche quando finalmente raggiunsi i 18 anni dovetti aspettare ancora, fu uno strazio. Niente Elise ancora! Aspettai i 19 anni e finalmente venne il momento di guidarla per la prima volta. Ero agitatissima“.

Elisa: “Devo dire che avevo un’ansia tremenda. Avevo aspettato così tanto e in quel momento non ci stavo capendo niente. Mi sono seduta dentro e non sapevo da dove iniziare. Bloccatissima! Sensazione di malessere e felicità allo stesso tempo“.

Davide: “Eri sola la prima volta con lei”?

Elisa: “Dopo poco ho telefonato a casa per farmi venire a recuperare, ero finita in una stradina isolata e non sapevo come uscirne. A suo tempo mi agitava da morire, avevo paura di farle un graffio, di fare danni. Adesso invece è l’unica macchina che mi da sicurezza. Per quanto possa essere paradossale, entro nella Elise e mi sento a casa, rilassata e perfettamente a mio agio“.

Davide: “Quando l’hai fatta uscire dal garage era praticamente una Elise nuova a km zero, ma che aveva già quasi la tua età. Tu invece quanti km ci hai fatto”?

Elisa: “Ha appena compiuto 50.000 km, da poco! Quasi tutti con me praticamente“.

Davide: “E nonno Romano che ne pensa”?

Elisa: “Per il nonno l’Elise è una cosa stupenda. A differenza dell’avventura Bugatti, la Lotus è stato un grande successo e ne parla sempre più volentieri. Anche se, per quanto mi riguarda, credo che anche la storia della Bugatti fu un successo”.

“Lui preferisce parlare dell’Elise piuttosto che della EB110, gli mette allegria. La cosa che gli piace di più è vedere la sua nipotina così entusiasta della macchina a cui ha dato il nome“.

Elisa: “Mi chiama e mi dice: come sta la tua Elise eh? Funziona bene? E io gli rispondo sempre di sì. Anche quando c’è qualche raduno Bugatti mi dice: vieni con l’Elise eh, mi raccomando! Poi si mette lì a raccontare… Ultimamente però farlo entrare e uscire è diventata dura con l’età!

Davide: “E come macchina di tutti i giorni? Cosa stai guidando”?

 

Elisa: “Nessuna macchina tutti i giorni, ora vivo a Berlino come sai e vado a lavoro a Wolfsburg, dunque treno tutti i giorni!

Davide: “Quindi l’Elise è la tua unica macchina”.

Elisa: (Ride) “Eh sì, per adesso sì! Poi ti dirò, a Berlino poverina non è che si possa divertire molto. Ci sono solo andata a due raduni di Elise in Belgio e in Olanda. Bellissimi. Volevo andare proprio con lei, è la cosa più bella guidarla andando a questi eventi. Questo weekend forse se c’è bel tempo la metto in moto!

Davide: “Mai passato un brutto momento alla guida dell’Elise? Tutte rose e fiori”?

Elisa: “Eh… No, una volta mi sono allontanata un po’ troppo dalla nostra comfort-zone durante un meeting Lotus, ma alla fine è sempre più adrenalina che paura. Avevo più timore a 19 anni durante le prime guide a dieci all’ora. A quel tempo mi sembrava di avere in mano la cosa più preziosa al mondo e mi preoccupavo davvero molto di farle del male. Ancora oggi per me è la macchina più preziosa e importante del mondo“.

di Davide Cironi

con Elisa Artioli