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I vostri articoli: Ho comprato una Chevrolet Corvette C6 Manuale con scarichi liberi

LA MIA CORVETTE C6 LS3 M.Y. 2008

Convinto che gli americani – abituati a strade di decine di chilometri senza mezza curva – mettessero a disposizione delle loro vetture sportive solamente il cambio automatico “old style”, nella mia ricerca di una supersportiva anche in termini di motore e cavalleria non avevo mai preso in considerazione alcuna loro creazione, anche perché non cercavo una grossa berlina pompata ma una vera e propria auto sportiva da 300 Km/h con cambio manuale, che oggigiorno viaggia verso l’estinzione in favore dei rapidissimi – ma completamente asettici – cambi a doppia frizione o automatici in stile Play Station.

Presto scopro però che la Corvette – cioè la sportiva statunitense per eccellenza che nulla ha a che vedere con le note muscle car a stelle e strisce – nelle versioni più recenti si trova anche con cambio manuale… e a questo punto scatta qualcosa. Conoscevo già il marchio e le auto ma non nel dettaglio, acquisto quindi un libro sulla storia della Corvette e scopro un mondo.

Nasce nel 1953 da una costola della Chevrolet sotto l’egida di General Motors (quindi ben 10 anni prima della Porsche 911!) come auto sportiva e in 65 anni di storia si sono susseguiti diversi modelli fino ad arrivare alla settima generazione attuale. La vettura ha da sempre avuto un’impostazione da vera supercar, con due posti secchi, motore anteriore centrale 8 cilindri a V, cambio montato dietro e trazione posteriore, ripartizione dei pesi 50/50 e limitata altezza da terra.

Personalmente cercavo una versione recente degli anni duemila e la mia attenzione si è spostata subito sulla sesta generazione di Corvette, in quanto la versione precedente (C5) era molto, forse troppo, americana dentro e fuori e prevalentemente con cambio automatico, mentre la versione più recente (C7) la apprezzo meno a livello stilistico perché poco vicina ai canoni che hanno contraddistinto il marchio nel corso dei decenni.

Inoltre la C6 è l’unica versione che sia mai stata ufficialmente importata in Europa ed è anche la versione degli anni del mio diploma, cioè gli anni in cui una supercar del genere era un mito piuttosto irraggiungibile, avvistata solamente sulle pagine delle riviste dell’epoca e mai dal vivo.

Non solo, ma in particolare la Corvette C6 nella sua versione da Le Mans (chiamata C6 R) è stata una delle auto più vittoriose nella categoria GT della competizione principale di endurance (la mitica 24 ore di Le Mans) e delle sue derivate (American Le Mans Series, FIA GT, etc).

Una volta individuata la C6, quale versione scegliere? Amo le auto scoperte ma ritengo la capotte un limite… la versione coupé quindi è perfetta perché in realtà è targa, con il tetto che si può togliere e riporre comodamente nell’ampio (!) bagagliaio. Come motorizzazione ho pensato che la LS3, un 6.2 litri aspirato da 437 Cv uscito proprio nel 2008 con il restyling dell’auto (modello da meno di 8 minuti al Nürburgring), stesso motore presente ad oggi su tutte le versioni aspirate e sovralimentate della C7 a riprova della sua bontà, fosse il giusto compromesso.

Le motorizzazioni più potenti come la mitica Corvette Z06 da 7 litri e 513 Cv non l’ho presa in considerazione per giudizi poco lusinghieri sull’affidabilità del motore stesso mentre la versione ZR1, con il solito 6.2 litri ma equipaggiato con compressore volumetrico e capace di erogare ben 647 Cv, è esagerata ancora oggi per prestazioni ma anche prezzo e costi di gestione.

Mi metto subito alla ricerca ma già so che non sarà facile… in Italia le C6 sul mercato sono poco meno di una trentina tra tutte le versioni e sono forse una decina scarsa quelle papabili. Un giorno però vedo lei, una LS3 bianco “Arctic White” di fine 2008… le foto non sono di elevata qualità, inoltre vedo che l’annuncio riporta meno di diecimila chilometri… mi puzza, ma essendo non troppo lontano da casa decido di dare una chance a questa vettura.

Mi metto d’accordo col proprietario, arrivo nella via di casa sua e la vedo là, parcheggiata in strada per l’occasione, bianca, lucida, bassa, cattiva… in tre parole: bella da morire. Mi avvicino, sembra nuova. Nemmeno un graffio esternamente, né su carrozzeria né su cerchi.

Guardo dietro e noto con piacere un impianto di scarico aftermarket americano, il “Corsa Perfomance”, che già ben conosco grazie ai video su Youtube. Arriva il proprietario della Corvette e mi mostra l’interno full black: il volante è ancora ruvido, la pelle dei sedili ancora senza segni, le plastiche pulite e morbide senza scricchiolii, auto full optional con impianto audio Bose, Head-Up display (molto utile), schermo-navigatore originale inutile ma gradito per la presenza costante da spento dello splendido logo “crossed flags”.

Magnifico il cambio manuale a 6 marce che si mostra al centro dell’abitacolo con estrema fierezza. Piaciuta troppo… infatti parto con la negoziazione e dopo poco tempo diventa finalmente mia. Ad oggi sono felicissimo di non essermela fatta scappare! Nel nostro continente di Corvette se ne vedono in giro veramente poche; per essere una supersportiva è una macchina abbastanza comoda.

In ogni caso però la posizione di guida è sdraiata (anche se regolabile in tutto e per tutto), le gambe sono allungate e il fondoschiena è vicinissimo a terra, lo sterzo è molto diretto e non filtra tanto le asperità della strada, quindi è bene tenerlo saldamente con due mani.

Il cambio è quasi granitico ma con innesti secchi e precisi, la frizione invece te la aspetteresti più dura vista la cilindrata e i cavalli, ma in realtà affatica solamente nel traffico a causa della posizione distesa della gamba sinistra. Dando uno sguardo sotto al cofano, che si apre controvento in puro stile americano, si palesa il V8 da oltre sei litri posto dietro l’asse anteriore delle ruote, con la scatola dell’aspirazione che occupa lo spazio rimasto a disposizione.

Una volta saliti, o meglio scesi nell’abitacolo, si può decidere di sbloccare manualmente tre leve per poi rimuovere il tettuccio in fibra di vetro e riporlo perfettamente ancorato nel bagagliaio. Altrimenti è sufficiente premere il bottone dell’accensione (le C6 sono tutte keyless) e dopo un check degli strumenti analogici fino a fondo scala (il tachimetro segnala 310 Km/h, praticamente la velocità massima reale) un adrenalinico boato che si trasforma in un bellissimo ruggito pieno e gorgogliante dell’otto cilindri in puro stile yankee riempie le orecchie facendo stampare un bel ghigno sulle labbra.

Si parte… in prima, ma anche in seconda, in terza o in quarta tanta è la coppia del 6200cc (ben 575Nm da originale). Il limitatore non è posto in altissimo e si trova a circa 6500 giri, non è facile arrivarci anche perché già in seconda si è a velocità codice per le autostrade. In terza ci avviciniamo ai 200 Km/h; in quarta ai 250 Km/h e in quinta si superano i 300 Km/h fino alla velocità massima. La sesta è invece di riposo e per consumare meno, visto che a 130 Km/h in autostrada non è difficile superare e non di poco i 10 Km/l, grazie a un bassissimo regime di rotazione del motore.

Ma questo è marginale rispetto alla sensazione di spinta del propulsore. Ad ogni cambio di marcia, in seconda, in terza e in quarta soprattutto, la spinta è violenta e senza soluzione di continuità, la Corvette prende velocità in maniera pazzesca, mantenendo però un’elevata stabilità nonostante la mancanza di un alettone posteriore, segno che l’aerodinamica è stata ben studiata.

Inoltre l’assetto, pur non essendo estremo né come sospensioni né come cerchi e gomme (misure pari a 285/35 da 19” al posteriore e 245/40 da 18” all’anteriore) – permettendo di superare buche e sconnessioni meglio di una 500 Abarth – e avendo un’altezza da terra non troppo sacrificata, riesce a evitare di strisciare il paraurti per terra ogni momento, garantendo però una tenuta in curva degna del marchio che porta.

I controlli di trazione e stabilità, parzialmente e completamente disattivabili, se attivi intervengono spesso per domare coppia e potenza ma sempre con una certa discrezione. La frenata invece, nonostante non abbia un impianto frenante estremamente moderno e potente, senza dare quindi la sensazione di bloccaggio immediato cui siamo oggi abituati su certe vetture, è facilmente modulabile e senza fading, grazie a pinze di generose dimensioni e a dischi forati sia davanti sia dietro, con un peso totale della vettura che è inferiore ai 1600 Kg a pieno carico, pilota compreso.

Insomma la Corvette C6 è un’auto dalla sportività più vicina ai canoni europei piuttosto che a quelli americani, confezionata da un marchio leggendario del motorsport mondiale, con una filosofia però tutta yankee che si chiama otto cilindri e tanti CC, esattamente l’opposto dell’attuale trend del downsizing e forse per questo ad oggi ancora più affascinante, qualcosa che siamo meno abituati a vedere ma che è davvero ancora in grado di emozionare ad uno sguardo o, a motore acceso, anche ad occhi chiusi.

di Giorgio Curioni
Milano, 1 giugno 2018

foto di Luigi Placidi

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