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I vostri articoli: “La mia storia con la Tipo”

– La macchina del nostro lettore non fu molto fotografata a suo tempo, dunque prenderemo in prestito gli scatti del nostro test su strada Fiat Tipo 16v (n.d.r.) –

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Che piacere vedere su YouTube la prova di Davide con la Tipo 16v. Mi ha fatto ritornare indietro nel tempo, a due date ben precise.
La prima è il 1991, quando ero un ragazzo e non aveva nemmeno la patente. La seconda è il 2007 e dopo vi spiego il perché. Torniamo al 1991: andavo ancora a scuola e, invece di seguire le lezioni di greco e latino, sfogliavo le mie riviste nascosto dallo zaino. Sul numero di maggio compare la prova della Tipo Duemilasedici, colore rosso corsa a contrasto con i paraurti neri bordati e il filetto rosso, il muso cattivo con la nuova mascherina, i cerchi lucidati: splendida!

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Leggo d’un fiato la prova di quella che reputo una bellissima auto e rimango deluso dalle prestazioni rilevate. Certo, la pubblicità in tv dove un identico esemplare sfrecciava tra tornanti, gallerie e muretti in totale scioltezza prometteva fulmini e saette, ma si sa, la tv inganna… Sono sempre stato un fan della Tipo. Ricordo ancora la foto della presentazione con quel bel tre quarti anteriore della versione DGT con quei bellissimi copri cerchi, il colore dorato.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.
Una linea semplice e formale
, forse non del tutto capita e che ha perso tanto con il lancio della versione tre porte. Una linea sapientemente miscelata da linee tese e spigoli arrotondati, con un muso semplicissimo e un posteriore articolato e importante. Una macchina, la Tipo, che se solo avesse avuto delle finiture leggermente migliori e un montaggio più accurato, sarebbe stata una seria competitor della Golf. Gli interni poi erano qualcosa di fantascientifico, per design e spaziosità: strumentazione digitale, sedili comodissimi con spugne a rigidità differenziata, divano posteriore a tutta larghezza. Nessuna concorrente poteva vantare tanto. Gli italiani per primi non la capirono. Certo, la Fiat ci mise del suo a boicottare il modello, ma la vettura c’era.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Torniamo alla 2.0 16v e al 1991. La macchina mi piace e prestazioni o meno mi riprometto che prima o poi ne avrò una. Intanto mi accontento di intervistare un signore che, fermo al semaforo, ne guida una bianca appena acquistata: mi dice che aveva la precedente 1.8 16v di cui era contentissimo e appena uscita la sorella cattiva aveva deciso di sostituirla e che, con sua sorpresa, aveva constatato che la sorellina era più cattiva, ma questa era più “macchina”. Mi promette che più avanti mi farà fare un giro, ma quel più avanti non arriverà mai: quando lo incontro nuovamente guida una BMW 318 is coupè E36 bordeaux e mi dice che aveva venduto la Duemilasedici perché aveva problemi con l’iniezione elettronica che l’avevano portato all’esasperazione.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.
Passano gli anni e cambio tante auto, tutte per il semplice gusto e piacere di averle e provarle, ma ho quasi dimenticato la Tipo 2.0 16v, e quando ne trovo qualcuna interessante capita sempre qualche altra alternativa con più appeal. Nel 2002 dopo aver venduto la mia prima 5 GT Turbo rimango a piedi. Mentre cerco una sostituta trovo una Tipo 1.8 16v (la prima 16v con il 1756cc da 138cv). La vettura è molto ben tenuta, colore platino, con assetto bassissimo. La provo e me ne innamoro subito, il motore ha un gran sound e la vettura va bene, merito di centralina, assi a camme, filtro e scarico che ne accentuano il carattere sportivo.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Decido di acquistarla (ne chiedevano soltanto 750 euro) ma il proprietario mi dice che è in parola con un possibile acquirente che poi la spunterà. Così mi viene la voglia di una Tipo, ma di 16v non se ne trovano. Provvisoriamente acquisto la mia prima Tipo, una 1.4 DGT del ’90 in ottime condizioni, unico proprietario, e la pago 200 euro. Comodissima, con una tenuta di strada incredibile (una volta sono entrato in una curva in pendenza così forte che ho perso il copricerchio e ho strisciato bordo del paraurti sull’asfalto, ma lei non si è scomposta. Un’altra volta mi sono trovato in scia ad una Peugeot 206 GTi 2.0 16v e non riusciva a staccarmi in nessun modo.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Al che, arrivati a destinazione lo sconosciuto proprietario mi ha fermato per chiedermi che motore avessi: non credeva assolutamente che avesse un piccolo 1.4 da 78cv (e aveva anche le ruotine da 13″) . Quella prima Tipo l’ho tenuta come auto da strapazzo per qualche mese e poi l’ho regalata a mio padre che l’ha usata fino al 2004 quando è stata rottamata. Arriviamo al 2007: in garage ho diverse “vecchie auto” e ho una Renault 5 GT Turbo con la quale faccio gare in salita e slalom. Mi serve un muletto con il quale andare a provare i tracciati; per qualche tempo utilizzavo il mio Fiat Coupè 2.0 Turbo 16v con preparazione da 280cv, ma era troppo veloce e non mi dava i giusti riferimenti, poi avevo ripiegato su una 106 Rallye 1.3 con motore “quasi” Gr.A con la quale mi divertivo tantissimo ma che avevo poi venduto.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Era venuto il momento di trovare una sostituta. Utilizzando i soliti canali, vengo a conoscenza di una Tipo 2.0 16v che si trova a Livorno.
Ne approfitto quando vado in Piemonte a ritirare un Mercedes 190 E e faccio una tirata fino alla Toscana. Scopro che il proprietario della Tipo è un mio conterraneo trasferitosi per lavoro e che la Tipo è con lui da sempre. Acquistata nuova nel 1992 ha accompagnato lui e la sua famiglia.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.
La vettura è in buono stato, solo qualche segnetto del tempo sui paraurti e qualche firma lasciata dai soliti maleducati da centro commerciale sulle portiere. La vernice è quella originale, il classico Rosso Shiraz metallizzato tipico di tantissime Tipo e Tempra, ma anche di qualche Uno Turbo. Sebbene bisognosa di una lucidata si presenta ancora bene. Solo i cerchi hanno perso un po’ dell’aspetto lucido che li caratterizza da nuovi e mancano due dei quattro stemmi Abarth. L’interno è in buonissimo stato: i sedili sono come nuovi e non hanno il minimo segno di usura, a conferma della qualità del panno utilizzato, solo la seduta del lato guidatore ha qualche piega di troppo. Il sedile posteriore sembra non aver ospitato mai le chiappe di nessuno.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

La plancia e il cruscotto sembrano nuovi, anche se un esame approfondito rivela quello che è uno dei difetti più conosciuti delle Fiat e delle Lancia di quegli anni: sono tremendamente appiccicose e in alcuni punti lasciano, sulle superfici che ne vengono a contatto, una incancellabile traccia nera (chiedetelo ai miei jeans dell’epoca). Il volante Momo originale è perfetto e non ha segni di alcun tipo ed è adatto per questa macchina. Nel cassettino trovo i documenti e tantissime fatture che testimoniano la cura con cui è stata trattata. Tantissimi fermi macchina causati da anomalie di funzionamento dell’impianto di iniezione mai risolte. Anomalie confermatemi dal proprietario che mi dice che sin da quando è nuova la vettura ha avuto sempre problemi a mantenere il minimo e di funzionamento del motore. Anomalie mai risolte dalla rete ufficiale Fiat.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.
Provo la vettura e con me, almeno durante il giro di prova, non dà alcun problema con sommo stupore del proprietario: siamo già entrati in sintonia…  Nel traffico cittadino la vettura va bene, la provo poi sulla circonvallazione e la tiro un po’ accorgendomi che il motore sembra quasi “legato”. Il proprietario mi conferma che la vettura è stata sempre usata con criterio e a velocità da codice. Dopo la mia buona impressione concludo l’affare, anche perché la pago veramente pochissimo. Mi organizzo per trovare un ricovero alla 190 e imbarco la sera stessa con la Tipo.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.
Il viaggio di rientro dal porto di Olbia al mio paese, alle 6 del mattino, è sempre qualcosa di speciale, soprattutto se hai sotto il sedere una vettura pepata. Ricordo ancora la galoppata con la Golf GTI G60 o quella da prova speciale con la Clio RS Phase 1, per non parlare delle esperienze quasi mistiche con Renault 5 GT Turbo, Subaru Impreza e Honda Prelude. Certo, la Tipo non è su quei livelli, ma conservo un ottimo ricordo di quel viaggio di rientro.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.
La strada che devo fare inizia con rettilinei e ampi curvoni e poi, dopo essere usciti, ci si trova in un bel misto veloce, che si trasforma poi in un misto stretto tecnico e insidioso, ma tutto da guidare. La Duemilasedici mi asseconda alla perfezione in questa prima prova di contatto. Non la spremo al 100 per cento, visto che comunque è una vettura di tanti anni e il deciso cambio di stile di guida potrebbe nuocerle, ma è pur sempre un passo non da comuni mortali, dove seconda e terza a limitatore si sprecano, così come le frenate intense e violente. Lei si comporta bene, anche se emergono alcuni limiti: è decisamente troppo sottosterzante e tende a “prendere sotto” lo pneumatico in appoggio.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Il motore poi sembra a corto di ossigeno, troppo legato e poco snello. Con i freni invece mi trovo benissimo fin da subito e questo sarà motivo di scontro con altri possessori di Tipo convinti invece che il vero lato debole della vettura è proprio la scarsa consistenza dell’impianto frenante. Questa frena bene, composta e con violenza, anche se dopo un uso intenso tende a fischiare davanti. Un’altra cosa che colpisce la mia attenzione è la velocità con cui la lancetta dell’indicatore del livello carburante scende verso la zona rossa

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.
Arrivato a casa, scendo accompagnato dal ticchettio del motore che si raffredda, segno che io e la mia compagna ci abbiamo dato dentro.
Durante le prime giornate analizzo la vettura e faccio le prime modifiche: via le gomme di primo equipaggiamento (185/55 15, troppo turistiche) e al loro posto faccio montare la misura alternativa prevista a libretto, la 195/50 15, forse un po’ larga per i cerchi originali che hanno il canale da 6″.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.
Poi controllo le condizioni del motore con riferimento alle fatture e noto tantissimi componenti sostituiti. Anche il tagliando è stato fatto di recente, ma per me il motore è troppo soffocato. Monto allora un bel filtro a cono. Il rumore del motore migliora e noto anche più facilità nel prendere giri, ma non è abbastanza. Con il mio meccanico notiamo che lo scarico non lascia andare molti fumi, segno che probabilmente sarà intasato. Opto per una sostituzione radicale (e per radicale intendo anche no-kat). Monto un Ragazzon in acciaio, completo di collettori acquistato sul web per pochi euro.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.
Il sound è ottimo e assomiglia molto alle vetture di Gr.N, soprattutto in rilascio. La vettura ha acquistato cattiveria e sullo strumento è possibile vedere qualche centinaio di giri in più. In partenza sgomma con molta più facilità e la guida è diventata molto più appagante. C’è tuttavia sempre qualcosa che non va: il motore mi sembra sempre un po’ costretto e iniziano a presentarsi quelle anomalie di funzionamento che hanno accompagnato la Tipo nel suo percorso di vita. A volte stenta a mettere in moto e quando lo fa il minimo è claudicante, nei casi peggiori si spegne. In ripresa tende ad irruvidirsi, sembra quasi una vettura a carburatore “magra”.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.
La faccio vedere e mi risolvono il problema con poco: si trattava di tarare a dovere la centralina e di sostituire il sensore giri (problema che ho trovato anche sul mio Fiat Coupè 2.0 16v e su Turbo 16v). Qui apro una parentesi: ho contattato diversi possessori di Tipo 2.0 16v e ognuno di loro mi ha raccontato di comportamenti differenti da vettura a vettura. Alcune spingono molto in basso, altre in alto a discapito dei giri inferiori. Altre frenano male o poco, alcune invece egregiamente come la mia. Su alcune ha ceduto la cinghia di distribuzione più e più volte (problema congenito del 2.0 16v anche in versione Turbo), su altre il difetto non si è mai presentato. Alcune hanno preoccupanti scricchiolii di allestimento che danno l’impressione che l’auto si stia per smontare da sola, altre sembrano compatte e ben fatte.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Insomma ogni esemplare sembra diverso dall’altro e questo, come mi insegna l’esperienza, è spesso dovuto al fatto che le vetture vengono deliberate senza approfonditi controlli e messe in strada a discapito dell’acquirente che alla fine deve svolgere anche il compito del collaudatore. Mi è capitato di ritrovare queste situazioni su tante auto, soprattutto su modelli appena usciti: ricordo le Punto GT e HGT per restare in casa Fiat, ma anche le Citroen Saxo VTS 16v, le 106 Rallye, le Megane Coach 2.0 16v e altre.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Chiusa la parentesi torniamo alla vettura oggetto di questa recensione. Dopo i miglioramenti effettuati, la vettura ha acquisito personalità: il motore ha più carattere, è più snello nel prendere giri e ne prende di più, arrivando a limitatore più facilmente. Il rumore è più cattivo e rispetto alla concorrenza ha quella timbrica tutta italiana, soprattutto in rilascio che lo fa distinguere dagli altri. Certo, preferisco il rumore in aspirazione del F16 della Williams ma rispetto ai 2.0 16v di Escort RS e Astra GSi se la cava benissimo. Le rinnovate prestazioni evidenziano i limiti di assetto.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Chiariamo: la Tipo ha un’ottima piattaforma, troppo spesso denigrata, ma valida e equilibrata, tant’è vero che ne sono nate vetture di ben altra caratura (tra tutte il Coupè Fiat, l’Alfa GTV 916, la 155 e la Delta HPE). La sua conformazione però la sminuisce: baricentro alto e, apparentemente, una scarsa rigidità torsionale, anche se i dati dicono il contrario. La vettura soffre di un congenito sottosterzo che limita la percorrenza in curva e il fatto di dover togliere gas per farla rientrare decreta qualche scompenso dell’assetto che quasi si autocorregge, ma che è fastidioso e risulta impietoso su eventuali cronometri al lavoro.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Infatti, guidandola con cattiveria, bisogna “remare” abbastanza con il volante, il cui diametro aiuta molto, per seguire la migliore traiettoria e questo spesso alleggerisce il retrotreno che, a dire il vero, non va quasi mai in crisi perché decisamente piantato a terra. Ho notato che con le 195/50 il retrotreno è diventato un pelino più nervoso, ma niente di paragonabile a quello delle vetture di scuola francese. Usando la vettura quasi quotidianamente e soprattutto a passo veloce, questo comportamento diventa fastidioso. Decido allora di sostituire l’assetto, Scopro però che la vettura ha 4 Sachs nuovi con pochissimi km e quindi sostituisco solo le molle con delle Eibach acquistate di seconda mano su ebay. Il comportamento cambia abbastanza.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Il sottosterzo diminuisce ma non quanto sperato, anche se capisco che la strada è quella giusta e con ammortizzatori meglio frenati si dovrebbe recuperare ancora. Intanto la Tipo inizia ad assolvere il compito per cui è stata presa in famiglia: andare a fare le ricognizioni dei tracciati di gara. E inizio ad apprezzarla sempre di più. Il posto guida alto mi permette di vedere bene le traiettorie da seguire, la vettura è inoltre sorprendentemente comoda e questo allevia le tante ore e i tanti km al volante.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Il già citato posto guida è ben allineato, il volante dal giusto diametro, si impugna bene e asseconda il rapporto di sterzo. La leva del cambio è alla giusta distanza e si manovra bene, con movimenti precisi e brevi, anche se un po’ rumoroso. La pedaliera è leggermente disassata sulla destra ma ottima per una guida veloce e permette di fare il punta tacco con estrema facilità (ricordo che le Fiat di qualche generazione fa erano tutte così, anche il Fiorino che utilizzo ancora oggi consente un punta tacco a prova di impedito).

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Insomma la vettura mi piace e ti trasmette quel feeling di tante Fiat, che ti si cuciono addosso e ti diventano sempre più simpatiche con il passare del tempo, per le quali provi quasi dispiacere quando ti mostrano i loro lati deboli. In quel periodo conosco un altro proprietario di Duemilasedici rosso Shiraz, ma la sua ha qualche modifica estetica (mascherina della restyling, spoiler posteriore artigianale), meccaniche (assetto rasoterra, cerchi e freni del Coupè 2.0 turbo 16v, centralina, scarico completo, quinta allungata), ma soprattutto ha una modifica che migliora tantissimo la tenuta di strada: ha montato la barra duomi anteriore, una posteriore e se ne è fatta costruire una su misura per collegare le estremità inferiori dell’avantreno.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Questa modifica unita all’assetto regolabile ed estremamente ribassato, trasforma il comportamento della Tipo che diventa decisamente più precisa e meno sottosterzante e aumenta la velocità di percorrenza in curva, soprattutto sul veloce, diminuiscono di tanto i trasferimenti di carico dovuti al tiro-rilascio. Insomma diventa molto più piacevole e precisa nella guida. Ho guidato questo esemplare in varie occasioni, anche su tracciati tortuosi e rispetto alla mia era tutta un’altra storia. Unica nota negativa, a mio avviso, la quinta troppo lunga che mortifica la ripresa, ma a detta del proprietario permetteva di leggere i 240 a tachimetro.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Decido di effettuare la modifica delle barre e dell’assetto sulla mia, ma inizia a presentarsi un problema al cambio: la seconda e la terza grattano e anche la leva è un po’ ballerina: tutti quei km fatti con il coltello tra i denti presentano il conto. Quindi decido di effettuare un fermo auto per sistemare il cambio. Ne cerco uno usato ma non se ne trovano. Poi trovo un cambio da gara a innesti frontali con differenziale autobloccante e mi si accende la lampadina. Mentre valuto se affrontare la consistente spesa, mi contatta un ragazzo che desidera la Duemilasedici in quanto era la vettura che aveva il padre quando era piccolo e mi fa una buona offerta alla quale non posso dire di no.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Quindi la vendo e me ne separo, con, devo dire, grande dispiacere. Devo ammettere che la Tipo non mi ha deluso, se escludiamo alcune piccole noie che comunque ci potevano stare, considerati gli anni e l’utilizzo spregiudicato che ne ho fatto. Certo, l’allestimento interno, almeno nel reparto plastiche, era un po’ troppo economico. I sedili comodissimi e robusti nella tappezzeria, anche se avrei preferito i Recaro optional. Strumentazione eccellente per design e visibilità: quel cruscottino raccolto e pieno di quadranti e spie sembrava preso da un buon Gr.N degli anni ’90.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

Il bagagliaio, considerate le dimensioni esterne (ricordiamo che la Tipo pur essendo lunga solamente 3,98 metri, aveva un’abitabilità da ammiraglia, mentre le attuali utilitarie spesso sorpassano quella misura e dentro sono claustrofobiche), era decisamente abbondante e ben sfruttabile. La carrozzeria ha retto abbastanza bene il passare del tempo: la vernice, a differenza di altre vetture di quegli anni, non ha avuto problemi di squagliamento del trasparente. Solo lo spessore delle lamiere di portiere e parafanghi anteriori era, secondo me, troppo risicato, e anche la minima botta lasciava il segno.

Fiat Tipo 16v 2.0 i.e.

La meccanica contava su un ottimo motore (ricordiamo che veniva montato sulle Dallara di F3 e vinceva, ma anche su tantissimi modelli del gruppo Fiat in versione aspirata e Turbo), seppur troppo castrato su questa versione catalizzata, che fu la prima vettura Fiat ad essere commercializzata esclusivamente in versione “verde”. Anche il cambio era ottimo per rapporti e manovrabilità, un po’ meno per durata dei componenti.

Molto buono lo sterzo, con un servosterzo vecchia scuola non troppo leggero e abbastanza preciso. I freni, almeno sulla mia come già detto, erano molto validi, su altre erano deboli e non troppo equilibrati. Come assetto, diciamo che quello di serie era un buon compromesso tra comfort e sport, ma andava bene ed era ben studiato: permetteva di andare forte senza sforzi e con un buon margine di sicurezza. Inoltre anche sbagliando di grosso una traiettoria o la velocità di ingresso in curva, il telaio perdonava sempre, anche il pilota meno esperto. Un po’ come tutte le Fiat di vecchia scuola: auto per tutti e per ogni tipo di utilizzo.

Certo, nel mio caso ho riscontrato un eccessivo sottosterzo e una certa debolezza dell’insieme, ma niente che non si è potuto risolvere con un buon assetto after market. Per ultimo ho lasciato i consumi: solo stando decisamente accorti si riusciva a stare intorno ai 13 km/l, già in traffico urbano scendeva volentieri sotto i 10, per toccare soglie preoccupanti quando mi veniva voglia di andare per curve. Anche il consumo di olio non era da poco, ma questa era una caratteristica di quel motore, anche se ricordo che il 1756cc a 8 valvole montato sulla Tipo GT, sulla Tempra e sulla Dedra, ne beveva decisamente di più.

Fiat Tipo 2.0 16v (Sedicivalvole) - Davide Cironi Drive Experience

Per concludere, promuovo a pieni voti la Tipo, soprattutto per la simpatia e quella filosofia tutta italiana di interpretare il tema GTI.
Certo, resta il rammarico di cosa sarebbe potuta essere se solo fosse stata curata un po’ meglio e affinata più in ottica sportiva, ma comunque è un’altra di quelle auto che posso dire di aver sognato da ragazzo, di aver posseduto e, soprattutto, di aver usato come si dovrebbe usare ogni auto sportiva.

di Sam Bellamy

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