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I vostri articoli: Il primo Drive Experience Day della nostra A112 è stato indimenticabile

È già passato qualche mese dal’arrivo della A112 Abarth in famiglia. Era primavera quando ci incontrammo per la prima volta e fu subito amore. Ne avevo già viste altre prima di lei, ma nessuna era riuscita a farmi girare la testa a tal punto da farle promettere che sarebbe stata mia già dal primo appuntamento.

Ero all’Autodromo di Monza qualche anno fa, durante un raduno di auto storiche italiane e, tra le numerose auto (ben più blasonate e potenti), vidi due scatolette rosse con una grossa presa d’aria sul cofano e con lo scarico cromato a fetta di salame. Non erano particolarmente vistose, ma me ne innamorai, perdendomi in ogni singolo dettaglio, primo su tutti lo scorpione sul cofano.
Per questo ho comprato un’Autobianchi A112 Abarth, 6^ serie del 1984.

Ho perso il conto ormai dei fine settimana passati assieme a lei, in giro per la città raccogliendo complimenti dai passanti, che ancora oggi la ricordano con affetto o perché per anni li ha accompagnati a scuola come macchina di famiglia oppure, come me, hanno semplicemente imparato a guidare proprio su quella scatoletta.

Autobianchi A112 Abarth 70 Hp - Davide Cironi

Sono stati proprio questi complimenti a convincerci a partecipare ad alcuni raduni. Nonostante la giovane età, mio fratello Fabio ed io, seguiamo il Drive Experience da molto tempo, scoperto per caso proprio quando Davide ha realizzato un video sulla A112 Abarth. È bastato uno sguardo con lui per decidere all’unanimità che il battesimo del fuoco sarebbe stato il Drive Experience Track Day di Modena.

1° Drive Experience Track Day (Video Ufficiale) Modena 2018 - Davide Cironi

Dopo mesi di attesa, preparativi e tanta ansia, arriva il 28 gennaio: la sveglia suona presto, alle 5 e un quarto. Lei è lì, sotto il telo, al calduccio nel suo garage. È bastato un giro di chiave per farla partire, come se anche lei avesse capito tutto. Il 1050 cc della A112 borbotta, creando quella colonna sonora che ci avrebbe accompagnato da lì a 200 km, sprezzante del buio e della nebbia che ci circonda. In poco più di due ore eccoci nella cornice dell’Autodromo di Modena, circondati da quasi 5.000 appassionati di auto.

Nonostante sia una tipica giornata invernale, basta l’ingresso delle prime vetture in circuito per riscaldare subito l’umore: auto di ogni marca si danno battaglia, danzando sulla pista resa viscida dall’umidità.

Ecco, un camion rosso entra nel parcheggio. Sui lati, le vistose scritte “Alfa Romeo” fanno presagire che al suo interno possa esserci qualcosa di altamente interessante. La folla si concentra accerchiando il veicolo, la sponda scende lenta scoprendo piano piano ogni dettaglio di quella meraviglia lasciando incredulo il pubblico presente: un’Alfa 155 V6 Ti DTM/ITC, attualmente condotta da Marco Gramenzi nelle cronoscalate, appare davanti a noi, in tutta la sua bellezza.

Il tempo corre: breve pit stop allo stand per acquistare l’appassionante libro del grande progettista Tomaini e via di corsa, in sala conferenze. La fila cresce a vista d’occhio, la tensione è palpabile… e le aspettative non vengono deluse: entrare e trovare riunito in una sola stanza alcune personalità che hanno fatto la storia del Motorsport e che hanno fatto prendere vita a vere e proprie icone dell’automobilismo, diventando delle leggende a quattro ruote, è stata un’emozione grandissima.

Le loro creazioni hanno contribuito a creare quella che oggi è la nostra passione, diventando vere e proprie icone che ad oggi, per i più, restano sogni proibiti. Insomma, avere la fortuna di incontrare e poter ascoltare persone del calibro di Nicola Larini, non è cosa da tutti i giorni. La conferenza di Tomaini è breve, da uomo di sostanza qual è; ma nelle sue poche parole traspare tutta la conoscenza e l’umiltà di un uomo che, nella sua vita, ha creato gioielli che hanno girato il mondo conquistando gare e titoli rimanendo fedele alla sua passione, al suo lavoro e ai colleghi di una vita.

All’uscita, però, qualcosa è cambiato, si respira un’altra aria… e non è solo colpa del sole che ha fatto breccia tra le nuvole. C’è qualcosa di più. L’ho capito tornando al parcheggio dove, come dive del cinema, agli scatti dei fotografi e degli appassionati si offrono ben tre F40 ed una F50!

La pista si ripopola per i turni pomeridiani… ed arriva anche il suo turno: la 155 di Marco Gramenzi viene spinta verso l’ingresso, il motore V6 tuona, scatenando la sua potenza in pista ed il suo sound rimbomba nelle orecchie. Una primadonna!
Ed a seguire, eccole, le regine: le Ferrari F40 ed F50 sfilano per un giro d’onore tra gli applausi del pubblico.

La giornata sta per volgere al termine, ma c’è ancora un ultimo, imperdibile appuntamento. La sala conferenze è nuovamente gremita di appassionati, persino nel corridoio antecedente l’ingresso: sale in cattedra l’ingegner Nicola Materazzi, il padre dell’F40, in uno dei momenti più toccanti della giornata.

Dalle sue parole s’intravede una mentalità quasi inconcepibile al giorno d’oggi, traspare tutta la passione che un tempo veniva profusa nel progettare e costruire auto, auto che venivano dal cuore, studiandone ogni linea, ogni minimo particolare, facendo sì che quell’auto fosse unica, con un suo scheletro, il suo cuore e, soprattutto, una sua anima. Ecco come sono nate le Ferrari 288 e le F40, passando per la Bugatti EB110 per finire alla Edonis.


Una passione, un amore puro, semplice, che – a distanza di ormai 30 anni – sorprende lo stesso Ing. Materazzi, che forse quasi si stupisce di aver creato quelle che gli appassionati ritengono tra le più belle auto della storia.

Se l’idea di Davide era quella di creare una giornata indimenticabile, all’insegna delle emozioni, della passione e, a tratti, della leggenda, ci è riuscito pienamente, grazie anche alla splendida macchina organizzativa del Drive Experience ed all’autodromo di Modena, che hanno reso la giornata perfetta in ogni suo dettaglio, scolpendola nella mente e nel cuore di chi l’ha vissuta.

La giornata è volata, è ora di ripartire. È ancora lì la nostra A112 Abarth, minuta, ad aspettarci fra alcune fiammanti scorpioncine di recentissima immatricolazione: un colpo d’acceleratore ed ecco i suoi 70 cv pronti a galoppare sulla A1: vabbè, non avranno lo stesso sound dei 478 cv della F40, ma per noi sono comunque magici e ci accontentiamo. Lei, generosa come sempre, ci fa percorrere, orgogliosi, i 200 km del ritorno.

Nella mente le parole e gli insegnamenti dei “vecchi” dell’automobilismo, nel cuore un mix di emozioni difficili da dimenticare. Grazie Davide!

di Andrea Locarno

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