Editoriali

La storia unica della spilla che D’Annunzio regalò a Nuvolari

Nel 1932 Il Vate Gabriele D’Annunzio incontra al Vittoriale il pilota Mantovano Tazio Nuvolari.

Oltre a foto ed elogi per le vittorie, fa dono a Nuvolari di una tartaruga d’oro realizzata per l’occasione dal gioielliere milanese Mario Buccellati.

Il dono viene accompagnato da una frase paradossale: “All’uomo più veloce, l’animale più lento“.
Divenne essa presto l’emblema, il simbolo del pilota Mantovano. Le Sue magliette riportavano sempre tale simbolo, cosi come la propria carta intestata recava in alto a sinistra una piccola tartaruga di colore rosso.
Anche il Suo aereo personale sulla fusoliera aveva impressa la tartaruga; un vero porta fortuna insomma.

Scrive il proprietario: “Di questo rarissimo esemplare in eccellente stato di conservazione che Tu hai recentemente fotografato, sono in grado di dirti con certezza che io lo posseggo da 50 anni. Lo comperai infatti l’anno del mio matrimonio appunto cinquanta anni fa dal sig. Ascanio Lucchi che assieme al sig. Mezzetti avevano aperto una piccola officina a Modena in via Jacopo Barozzi dove si alternavano per le riparazioni auto da corsa, prevalentemente Ferrari e Maserati.
Mezzetti era stato un celebre meccanico della squadra corse Maserati, mentre Ascanio Lucchi veniva dalla Scuderia Ferrari e Alfa Corse. Nella sua militanza in Scuderia Ferrari era stato più volte meccanico di Borzacchini ed anche di Tazio Nuvolari ed è proprio da quest’ultimo che ricevette la spilla in dono ed io dal sig. Ascanio la comperai.
Probabilmente Nuvolari avrà fatto realizzare alcuni esemplari di detto gioiello per farne dono a i suoi più fidati collaboratori.


Io bazzicavo in quella piccola officina tutti giorni, era per me molto meglio che andare al cinema o allo stadio, ricordo ancora nitido l’odore che si sentiva entrando, olio ricinato, benzine adittivate con piombo rosse e bianche, e vedo ancora i pollici delle mani del sig. Lucchi intrisi di olio e di grasso, ricurvi.
Era lui lo specialista della bottega per registrare le viti dei sei carburatori doppio corpo che stazionavano sulle testate delle 250 GTO o Le Mans che si alternavano in quella piccola bottega.
Cofano aperto, 12 cilindri in azione al minimo ed Ascanio che “li faceva battere pari” i sei doppio corpo Weber, molto meglio con le sue mani e con il suo sensibile udito, che con gli strumenti a mercurio che esistevano in tali formidabili anni. Carissimo, scusami le digressioni, ma ricordare gli anni ’60 e ’70 per noi Modenesi malati di motori, è una straordinaria cosa”.

Questo oggetto più unico che raro, appartenuto per 50 anni al nostro caro amico Rossano Candrini, è oggi pronto a trovare un nuovo proprietario. Un piccolo pezzo di leggenda destinato ad acquistare velocemente gran valore, della cui storia io sono rimasto letteralmente ammaliato.

Per informazioni: Rossano Candrini – tel. 3356101430
Email : rossano.candrini@gmail.com