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I Vostri Articoli: Volkswagen Polo G40 – Una Hot Hatch ingiustamente dimenticata?

VOLKSWAGEN POLO G40

volkswagen polo g40

Quando si entra nel discorso “Hot Hatch” o più semplicemente “compatte sportive” dello scorso millennio, le varie Uno Turbo, 205 Gti o R5 Turbo e 106 Rallye, nominate e idolatrate fino allo nausea, dominano tra gli appassionati.

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La Polo G40, invece, sembra essere stata accantonata in un angolino in attesa che qualche blasonato e altamente irritante programma televisivo ne parli riaccendendo l’interesse degli spettatori. Qualcun altro invece non era nemmeno a conoscenza di questa piccola VW, io in primis.

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Prima di realizzare l’articolo dell’Audi Quattro Lorenzo lo conoscevo appena, entrambi frequentavamo la stessa scuola e spesso mi capitava di vederlo arrivare con la sua Volkswagen Polo, ed io, convinto fosse una semplice GL con cerchi e scarico non le avevo mai destato molto interesse fino a quando, una sera, siamo andati a farci un giretto.

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Nel momento in cui mi ha detto che non era una Polo qualsiasi ma una che nasceva con un compressore volumetrico sono rimasto sorpreso. Sapevo dell’esistenza della Golf G60 ma non di una Polo G40. La lettera “G” è riferita alla forma della doppia spirale del compressore volumetrico, mentre 40 sono i millimetri di diametro della camera d’ingresso dell’aria di quest’ultimo.

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Essa venne introdotta sul mercato nel 1987, subì un leggero restyling nel 1990 e finì fuori produzione nel 1994. Il piccolo 1.3 sovralimentato erogava una potenza massima di 113 CV (83 kW) a 6000 giri/min e una coppia massima di 150 Nm (15,3 kgm) a 3800 giri/min. La sovralimentazione era affidata ad un compressore volumetrico G40 con intercooler.
Trazione anteriore, cambio a 5 rapporti, avantreno a ruote indipendenti a schema MacPherson, retrotreno a ruote interconnesse, barra stabilizzatrice anteriore e posteriore, ammortizzatori idraulici, freni a disco anteriori autoventilanti e posteriori a tamburo, il tutto su solo 830 kg di peso. La piccola di Wolfsburg scattava da 0-100 in 8,4 secondi per toccare i 196km/h.
In Italia non sembra aver ottenuto grande seguito, complici forse le linee datate e anonime che sono state mantenute col secondo restyling; ma non giudichiamo il libro dalla copertina, sebbene non avrà il sex appeal delle rivali, una volta messi dietro al volante riesce a regalare tante emozioni.

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L’esemplare in questione ha subito alcune elaborazioni per incrementarne le prestazioni e piccoli accorgimenti estetici. Per quanto io sia ossessionato dai cerchi della BBS sulle VW devo dire che i Canonica da 15″ senza le coppette coprimozzo fanno la loro bella figura.
Ho avuto l’opportunità di guidarla per una sera e ho cambiato totalmente idea su di lei.
Quel giorno avevamo deciso andare a scorrazzare sulle strade che attraversano l’altipiano della nostra città; piccole lingue d’asfalto delimitate da muretti in pietra e grossi alberi, dove brevi rettilinei si alternano a tratti di curve di tutti i tipi: il luogo perfetto per mettere alla prova l’auto.

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Una volta accomodato nell’abitacolo, il grosso e vissuto volante a calice fu la prima cosa mi fece subito capire che non si scherzava. Subito dopo saltava all’occhio la strumentazione, dove la scritta “G40” in rosso faceva capolino tra i due grandi indicatori di velocità e contagiri, infine venni avvolto dal classico ed inconfondibile odore da auto tedesca, che dall’Audi Quattro ritrovai anche qua sulla Polo.
Piede sulla frizione, girai la chiave e sul mio volto si accennò un timido sorriso.
Prima dentro e partii. Dopo qualche metro ero nel mio mondo: una bolla dove ci siamo solo io, la macchina e nient’altro. Era la prima volta che guidavo un’auto col volumetrico, infatti il mio piede destro volle farmelo presente iniziando a tremare per l’emozione.
Notai subito il nervosismo della macchina se si affondava un po’ troppo il piede sull’acceleratore (in prima soprattutto) facendo pattinare le ruote anteriori, spesso e volentieri lasciandosi alle spalle una simpatica e “profumata” nuvoletta bianca.

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Nonostante ciò, se al posto del piede destro non si ha un incudine, l’erogazione è sorprendentemente costante per un 1300 così “tirato” e i giri salgono che è un piacere. Le lancette del contachilometri e del contagiri a causa della loro particolare rotazione oraria verso il basso mi esortavano a correre sempre di più, solo per vederle girare dalla parte “giusta”.
Lo sterzo era diretto, sincero e rispondeva con prontezza ad ogni mia istanza e ho trovato al frenata molto buona. In ingresso curva non c’erano grossi problemi di sottosterzo e nel misto stretto si è dimostrata davvero maneggevole, merito soprattutto del nuovo set di ammortizzatori. Nei rapidi cambi di direzione è agile e non si scompone. Le uniche cose che mi avevano fatto un po’ storcere il naso erano la pedaliera, il cambio e alcuni accorgimenti estetici.

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Riguardo alla pedaliera ho trovato scomoda la disposizione dei pedali di freno e acceleratore, che a causa del dislivello tra l’uno e l’altro rendevano il punta-tacco piuttosto impegnativo da eseguire. Inizialmente non ero convinto della rapportatura del cambio, più lunga di quanto mi sarei aspettato, ma considerando il tipo di motore a cui è stato accoppiato, va bene così.
Della leva del cambio non ho apprezzato la posizione, arretrata e scomoda. Infine, nonostante faccia pesare meno gli anni alla vettura, la fanaleria aftermarket non mi aveva fatto impazzire. In conclusione posso dire che sono davvero rimasto impressionato da questa macchina, in quanto per sentito dire le Volkswagen erano considerate dei “chiodi” che alla prima curva andavano dritte, ma questa G40 oltre ad andare forte, le curve le faceva pure senza dover baciare il muro o la vegetazione.

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Il sound poi, davvero fantastico, quello che a prima vista sembrava il solito scarico “fart-can” faceva ringhiare talmente bene il 4 cilindri che il sibilo del volumetrico si sentiva appena. Purtroppo il mio giretto in Polo era ormai giunto al termine e quando mi accostai per tornare sul sedile del passeggero, Lorenzo mi disse che potevo fare una bella partenza in sgommata, giusto per vedere se fossi riuscito a fare una partenza in sgommata più lunga della sua. Accettai la sfida.

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Guardai Lorenzo con lo stesso ghigno di Jack Nicholson nei panni del Joker; giù la frizione, prima dentro, gas e via.
Il resto sappiamo solo noi due come è andata…

Foto e testo di Federico Delami – Volkswagen Polo G40

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