Editoriali

La nuova Pagani si chiama UTOPIA, ha 864 cv e cambio manuale – di Davide Cironi

Non si smentisce neanche stavolta Horacio Pagani, con la scelta di un nome bello e giusto come furono Zonda e Huayra. Ci ho sinceramente sperato fino all’ultimo e, puntualmente, l’artista prima del designer, prima dell’industriale, ha stoccato l’ennesima elegante e distintiva freccia. Utopia è il suo nome, sensuale come i mille dettagli femminili che Horacio ha sempre sparso nelle sue automobili. Il monte di venere sopra gli scarichi della Huayra qui non c’è più, ma i maliziosi potranno immaginare un altro dettaglio femminile, ancor più intimo, nella calandrina anteriore, in vista frontale.

Guardatela dall’alto in vista zenitale e vi provocherà una suggestione di braccia stese verso gli scarichi, giratela dal lato opposto e vi sembreranno gambe. Pagani ha evitato la forma “Coca-Cola” per i fianchi della Utopia, ma ha inserito le stesse forme sinuose al suo interno, non perdendo flussi laterali aerodinamici o instigando vortici eccessivi.

Questo effetto però si trasferisce rasoterra con le appendici ricavate da gonne e labbra, quasi a dichiarare che tutta l’aria dovrà lavorare in basso. Una soluzione coraggiosa in quest’epoca di finte ali che non volano per niente. Scommetto che l’efficienza derivante da queste scelte l’ha convinto a marcarle ancor di più.

Allontanandosi un po’ dai dettagli, che andrebbero selezionati uno ad uno per uno studio differente, ci si accorge di un’altra suggestione, lontana dalla sfera sensuale di cui sopra; c’è qualcosa di un veliero nella Utopia. Nel mio viaggio mentale scaturito da quest’automobile, vista pochi giorni prima della presentazione nella massima segretezza, non ho potuto fare a meno di ricollegare questo sapore navale che mi ha costretto a ricordare Leonardo Da Vinci (notoriamente uno dei lumi artistici per Pagani fin dalla più tenera età) al veliero Amerigo Vespucci, la nave attiva più antica della Marina Militare Italiana.

In molti ricordano la meravigliosa scena della USS Independence, la portaerei americana che nel 1962 incontrò nel Mare Adriatico la nostra nave scuola Amerigo Vespucci salutandola con “Siete la più bella nave del mondo“. Sulla Vespucci trionfa il motto di Leonardo Da Vinci “Non chi inizia ma quel che persevera“. Sarà un caso che io sia stato portato qui dalla mia mente. Se non lo è, ottimo lavoro all’artista Pagani.

Altra coraggiosissima decisione, che credo farà scuola alle prossime supersportive di vari marchi, è il disegno dei cerchi da 21″ all’anteriore e 22″ al posteriore. Diminuiti nell’impatto estetico, come a volerli sminuire nonostante le dimensioni reali. Si percepisce un cerchio retrò, che ci riporta indietro a quando le auto erano belle e cattive anche senza bisogno di diametri esasperati, con l’aggiunta dei ventolini esterni come a delineare un secondo cerchio più grande. Eppure il risultato è ipermoderno.

La scelta di questo colore, un’altra prova di coraggio che stravince la sfida all’autostima dell’artista; Solo Pagani poteva presentare una nuova hypercar in questa colorazione ed ottenere un impatto tale. Netta contrapposizione con l’illuminazione degli interni che, ancora una volta, insieme allo stile dei quadranti e della plancia, ci riportano in mare. Precisamente Ventimila leghe sotto i mari. Sono ancora più fuori di testa se dico che tra gambe di donna e velieri qui sono stato proiettato nel romanzo di Jules Verne, a bordo del Nautilus?

Non molto spesso ho modo di parlare ai nostri lettori o spettatori in questi termini, ma sono stato contento di aver incontrato un’automobile così tanto artistica da permettermi di farlo. Mi è piaciuto tantissimo soprattutto che questo sia successo appena tornato da SPA Francorchamps dove ho guidato la Huayra R. L’ho interpretato come una risposta anticipata da parte di Horacio alla domanda che avrei fatto a questo punto del mio articolo: Sì ma com’è da guidare?

Non ho tanti dubbi, ma farò finta di averne, così stavolta la portiamo sulle mie strade. Utopia, una nuova icona che se ne frega, che crea la sua moda. Bello.

di Davide Cironi

Introduzione di Horacio Pagani

“Più di quattromila disegni stilistici, dieci modelli in scala, un modello per la galleria del vento, due modelli in scala 1:1 e innumerevoli idee, ricerche e sperimentazioni su otto prototipi completi per un lavoro di team durato più di sei anni. Ci abbiamo messo la passione, lo sforzo ed il sacrificio, nell’intento di creare qualcosa senza tempo e all’avanguardia della tecnologia. Dopo essere stato completamente assorbito da questo faticoso processo creativo, l’ideale rappresentato dal progetto è divenuto per me talmente intimo che qualsiasi tentativo di descriverlo mi sarebbe sembrato inadeguato. Quasi per caso ritrovai un vecchio articolo di Robert Puyal, in cui descriveva la prima Zonda nel 1999 in modo sorprendentemente perspicuo, seguendo un principio di semplicità ed eleganza analogo a ciò che ho ricercato dal primo giorno nel nuovo progetto. E’ così che ho suggerito ai colleghi della comunicazione di invitarlo perché raccontasse lui stesso questa nuova tappa del nostro viaggio”.

Dalla penna di Robert Puyal

L’azienda di Horacio Pagani si trova nel terzo decennio di vita, e questa è la sua terza opera. Il progetto C8, Zonda, iniziò a porre le basi della leggenda. Il progetto C9, Huayra, la elevò su scala globale, integrando l’utilizzo dell’aerodinamica attiva e del Carbo-Titanio. Cosa poteva aggiungere la sua terza creazione, chiamata in codice C10? Più potenza, prestazioni maggiori, un telaio e un’aerodinamica più evoluti? Certamente, ma cos’altro? Innanzi tutto, è necessario un ideale.

OBIETTIVI E AMBIZIONI

L’alchimia del piacere, l’equazione della bellezza… Cosa aspettarsi dalla prossima hypercar Pagani? Horacio Pagani aveva le idee chiare su che cosa dovesse rappresentare, ma preferì chiedere ai suoi clienti più vicini, a coloro che aspettano con ansia ogni sua creazione, di esprimere i propri desideri. Avendo già automobili dalle prestazioni straordinarie, che cosa mancava ancora? Tre concetti risuonarono quasi assiduamente nelle loro risposte: semplicità, leggerezza e piacere di guida. E così che nel suo sviluppo, il progetto C10, è andato contro le tendenze del momento. Niente batterie pesanti, nessun sistema ibrido, solo un meraviglioso motore V12; niente doppia frizione, solo un puro cambio manuale o robotizzato a sette rapporti. Tutto questo per assicurare che l’auto risponda al meglio ad ogni gesto del pilota e lavori in simbiosi con esso per la purezza di guida, un’esperienza “classica” definita in modi nuovi.
Con tali premesse, quale nome poteva racchiudere ed incarnare obiettivi così ambiziosi? Utopia… Per il filosofo Thomas More, nel 1516, Utopia era un luogo ideale che non esisteva e da allora questo nome indica luoghi soltanto immaginati, sognati. Ma per coloro che plasmano il proprio futuro, per i creativi visionari, l’utopia esiste: si tratta “semplicemente” di scoprirla!

COSA APPARE AI NOSTRI OCCHI

Il primo impatto con ogni auto Pagani è uno shock estetico. Utopia infonde un’idea di semplicità. Si afferma ed impone immediatamente le sue linee, così tipiche di Pagani, ma allo stesso tempo così diverse da tutto ciò che hanno realizzato fino ad ora. Una forma più levigata, più fluida e sinuosa. Dal parabrezza, con i bordi superiori arrotondati, ai dettagli delle ali e del cofano, i suoi contorni più sensuali le conferiscono una nuova espressione, una nuova silhouette. Una forma addolcita e perfezionata nel corso del tempo, ma che resta impressa nella mente dal momento in cui la si vede per la prima volta. La parte più difficile del processo per Pagani è stata seguire quanto più possibile l’intenzione originale di creare un oggetto di design senza tempo, invece di seguire la moda del momento.
La nuova vettura presenta pochissime appendici aerodinamiche, ma è più efficiente che mai. Mentre alcune hypercar sono dotate di un gran numero di elementi aggiuntivi, Utopia ne incorpora la funzione nella sua forma complessiva, raggiungendo, grazie unicamente al suo design, una maggiore deportanza e una minore resistenza aerodinamica.


I dettagli stilistici sono pochi, ma ognuno di essi è talmente curato da poter essere ammirato in sé e per sé: tecnologicamente all’avanguardia, la loro forma si ispira a oggetti degli anni Cinquanta come i fari affusolati degli scooter Vespa o gli allestimenti dei motoscafi Riva. Le ruote forgiate sono dotate di un estrattore in fibra di carbonio a forma di turbina che allontana l’aria calda dai freni e riduce le turbolenze sotto la carrozzeria. Montate su dischi carbo-ceramici, le pinze dei freni hanno un nuovo design alleggerito.
Il ruolo degli pneumatici Pirelli è di trasferire efficacemente a terra l’esuberante coppia e dare il tocco finale all’eccezionale sensazione di contatto con la strada. La loro insolita dimensione – 21 pollici per gli anteriori e 22 per i posteriori – ha innescato una creatività nuova e una peculiare libertà nel design che si nota nelle linee laterali della carrozzeria che avvolge le ruote. E sulla loro spalla appare stilizzata la silhouette di Utopia, a dimostrare come questi pneumatici siano stati creati apposta per lei.
Gli specchietti laterali, come sospesi a mezz’aria grazie al supporto a profilo alare, sono distanziati dalla carrozzeria per una migliore aerodinamica, rivelando la meticolosa ottimizzazione raggiunta nella galleria del vento. Le luci posteriori fluttuano ai fianchi delle ali mobili e sono come incastonate negli estrattori d’aria – ogni componente preso singolarmente potrebbe essere esposto nella vetrina di una gioielleria.
I quattro tubi di scarico in titanio, tratto distintivo dell’atelier modenese, sono ancora presenti. Dotato di un rivestimento ceramico per dissipare il calore in modo efficiente, il sistema di scarico completo raggiunge un peso di poco superiore ai 6 chilogrammi.

UNO SGUARDO AL FUTURO, UN OMAGGIO AL PASSATO

Un’auto può essere paragonata a una scultura, ma aprendo la portiera cambia tutto: una scultura, sì, ma in cui ci si può sedere. L’interno di Utopia è ancora più originale, se possibile, della sua forma esterna.
Né moderno né rétro: è senza tempo. Non ci sono schermi, a parte il display essenziale di fronte al guidatore; sarebbe stato più semplice inserire schermi grandi, risparmiando molta fatica nel design, ma gran parte della sua bellezza sarebbe andata perduta. Tutti gli strumenti sono analogici e ognuno dei quadranti principali, di facile lettura, rivela sobriamente parte del suo meccanismo.
Per Pagani, ogni componente necessario al funzionamento dell’auto è un’occasione di creatività. Persino il volante è stato reinventato: in lega di alluminio ricavato dal pieno, dalla corona circolare e le razze fino alla base dello sterzo, che contiene l’airbag. Anche i pedali sono ricavati da un unico blocco di metallo, mentre il meccanismo della leva del cambio è ancora a vista per mostrare tutta la sua ricercatezza. Il tutto con una maniacale attenzione all’ergonomia, all’efficienza e alla facilità di accesso.


CHE COSA LA RENDE CIÒ CHE È

Per raggiungere una forma finale così semplice è stato necessario un processo estremamente complesso. Per sei anni, dai primi schizzi e calcoli al computer fino al congelamento della forma definitiva per gli stampi in fibra di carbonio, i flussi d’aria interni sono stati perfezionati grazie a interminabili ore di ricerca nella galleria del vento e innumerevoli modifiche, un passo dopo l’altro. Utopia sfrutta i misteri dell’aerodinamica per massimizzare maneggevolezza e stabilità a qualsiasi velocità, anche elevata. La sua aerodinamica attiva, combinata con gli ammortizzatori a controllo elettronico, garantiscono un comportamento dinamico ottimale in tutte le condizioni di guida. Le sospensioni a doppio braccio oscillante, realizzate in lega di alluminio aerospaziale, beneficiano del lungo lavoro di sviluppo svolto sulla R, la versione da pista della Huayra. Ma Utopia, un’auto progettata per l’uso stradale, è in grado di affrontare anche superfici in condizioni di guida da tutti i giorni.
La monoscocca in carbonio utilizzata sui precedenti modelli Pagani definisce lo standard in termini di resistenza, leggerezza e qualità costruttiva. Pagani ha scelto di consolidare i punti di forza esistenti, di migliorare l’intreccio delle fibre e di inventare costantemente nuovi materiali compositi come il Carbo-Titanio e il Carbo-Triax. Inoltre, è stato sviluppato un nuovo tipo di fibra di carbonio di Classe A, specifico per applicazioni estetiche come la carrozzeria, che incrementa del 38% le caratteristiche di rigidezza a parità di peso.
Un’auto ad alte prestazioni non deve solo piacere al suo acquirente, ma deve soddisfarlo e fornirgli tutta la sicurezza di cui ha bisogno, senza che debba richiederla o preoccuparsene. Ai produttori di volumi molto bassi sono concesse molte esenzioni, ma Pagani ne ha fatto un punto d’onore ancora una volta, costruendo le sue auto nel rispetto delle normative più severe al mondo – sotto ogni aspetto, a cominciare dalla sicurezza. Utopia ha superato più di 50 crash test, da quelli preliminari a quelli di omologazione, per ottenere la certificazione a livello globale.

AL SERVIZIO DEL PILOTA

Il motore V12 di Pagani, un 6 litri biturbo prodotto esclusivamente da Mercedes-AMG è frutto di un enorme lavoro di sviluppo: eroga una potenza di 864 CV e soprattutto una prodigiosa coppia di 1100 Nm. Gira più in alto, è più flessibile e più potente nonostante rispetti le più severe normative sulle emissioni, incluse quelle in vigore in California.
La scelta della trasmissione è stata filosofica: non si tratta di un cambio a doppia frizione, che sarebbe efficiente ma pesante e priverebbe il guidatore della possibilità di impostare il ritmo di accelerazione della vettura. Pagani si è invece rivolta a Xtrac, il più prestigioso produttore di trasmissioni per motorsport e auto ad alte prestazioni, per sviluppare il cambio ad ingranaggi elicoidali più rapido possibile. È compatto, leggero e montato trasversalmente per avere un centro di gravità ottimizzato.
Inoltre, per soddisfare al meglio i desideri degli appassionati di Pagani, i suoi aficionados, è stato creato un cambio manuale tradizionale a sette rapporti – dato che un finto cambio manuale non sarebbe stato accettabile. Non è stato semplice progettare un cambio del genere, con sincronizzatori e meccanismo adeguati a una pura applicazione
manuale comunque in grado di gestire una coppia di 1100 Nm, ma era una caratteristica essenziale per Utopia.
Per quanto intelligenti possano essere diventate le trasmissioni automatiche, nulla può sostituire la padronanza dei cambi di marcia da parte del guidatore: la logica prevalente è solo sua, ogni cambiata è unica e dipende esclusivamente dalla sua decisione e dal suo buon senso, dall’esatta combinazione di condizioni, dalla natura della strada e dall’umore del momento.

IL PUNTO DI INIZIO

Man mano che scopriamo la sua ultima opera, è il percorso intrapreso dal suo creatore ad affascinarci. Horacio Pagani costruisce le auto che ha sognato. Ed è per realizzare le sue aspirazioni più alte, quelle più vicine all’impossibile che, da ingegnere molto coscienzioso, cerca di soddisfare il sognatore. Nella terra dei sogni, c’è bisogno di una guida: il grande Leonardo da Vinci è sempre stata una figura cruciale per Pagani. È sotto l’egida di Leonardo che ha sempre creduto possibile conciliare arte e tecnologia.
Si può pensare a un mentore più esigente? Artista e inventore, Leonardo, uno dei più grandi ritrattisti di tutti i tempi, si interessava anche di anatomia. Per Horacio non è questione di paragonare sé stesso al genio fiorentino, ma di seguire il suo percorso: Leonardo combinava costantemente l’ispirazione tecnica col suo amore per le belle forme.
Horacio Pagani è un artista, l’auto è il suo modo di esprimersi preferito. Quando disegna qualcosa, per quanto sia bella, la forma che crea è il risultato della funzione che svolgerà. Per lui, una forma non può essere elegante se tecnicamente non è corretta. E quando la difficoltà tecnica viene superata, la bellezza si trova nella sua soluzione. Horacio ha sempre affrontato le cose allo stesso modo, è così che è fatto: la creatività e l’atto di risolvere problemi reali assumono in lui la forma di un’espressione pittorica o un’armonia poetica. È sempre stato un compositore e per molto tempo è stato un designer solista, ma ora è diventato un direttore d’orchestra e ha imparato a vedere le sue idee realizzarsi grazie al suo team – giovani uomini e donne che a loro volta contribuiscono con le loro idee a un’opera comune, sulla quale Pagani potrà apporre la sua firma con orgoglio.

NUOVI PUNTI DI FORZA

Dalla sua origine, la situazione è cambiata notevolmente: nel 1999 l’azienda era autosufficiente, con solo 25 dipendenti in totale e molto lavoro da fare. Oggi Pagani Automobili, pur rimanendo una realtà essenzialmente a dimensione familiare, è un’azienda che conta una struttura manageriale completa e 180 collaboratori. Ingegneri specializzati in tutti i settori, designer e tecnici altamente qualificati occupano il Centro di Ricerca Arte e Scienza, dove è nata la Zonda, mentre lo stabilimento principale ospita la produzione. Producendo 50 auto all’anno, assomiglia più a un atelier sartoriale che a una catena di montaggio.
Quasi 25 anni fa, la Zonda è stata progettata e costruita da un team molto ristretto con poche risorse. Immaginate come può crescere un’intuizione, alimentata e sviluppata con i nuovi punti di forza di Pagani Automobili.
Qualunque siano le decisioni, qualunque siano le sue idee creative, questa piccola azienda è in grado di realizzarle, rapidamente e bene, con uno standard qualitativo senza pari. Il lavoro di progettazione, prototipazione, sviluppo e produzione è degno delle migliori scuderie, ma al servizio di una produzione limitata. La prima serie di Utopia coupé, già assegnata ad una ristretta cerchia di appassionati, sarà prodotta in 99 unità. Ogni vettura rappresenta la naturale e necessaria convergenza di più discipline, ognuna delle quali combina tecnologia ed estetica. È la padronanza di questo processo che Pagani ha portato a nuove frontiere di eccellenza. La storia di Pagani continua…

CARATTERISTICHE TECNICHE:

– PESO A SECCO 1280 Kg

– POTENZA 864 CV (635 kW) a 6000 giri/min a 18 °C

– COPPIA 1100 Nm da 2800 a 5900 giri/min

– MOTORE Pagani V12 60° 5980 cc biturbo, sviluppato su misura da Mercedes-AMG

– CAMBIO Pagani by Xtrac trasversale a 7 rapporti AMT (Automated Manual Transmission) o manuale puro, con differenziale elettromeccanico

– TELAIO Monoscocca in Carbo-Titanio HP62 G2 e Carbo-Triax HP62 con telaietti tubolari anteriore e posteriore in lega di acciaio al CrMo

– SOSPENSIONI Doppio braccio oscillante indipendente in lega di alluminio forgiato con molle elicoidali e ammortizzatori controllati elettronicamente

– FRENI Impianto frenante Pagani by Brembo a 4 dischi carbo-ceramici ventilati da 410×38 mm con pinze monolitiche a 6 pistoni nella parte anteriore e da 390×34 mm con pinze monolitiche da 4 pistoni nella parte posteriore

– CERCHI APP forgiati in lega di alluminio monolitica, anteriori da 21 pollici e posteriori da 22 pollici

– PNEUMATICI Pirelli PZero Corsa 265/35 R21 anteriore e 325/30 R22 posteriore; Pirelli SottoZero per la guida a basse temperature

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