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I vostri articoli: Alfa Romeo 2600 Berlina – Un amore nato all’asta

La mia offerta, sento il venditore che la annuncia “…e uno“, la annuncia “…e due“, chiede se non ci siano ulteriori offerte e il mio cuore si ferma “…e tre” ed io, che fino a quel momento consideravo “antica” un’auto con oltre dieci anni di vita vengo catapultato in un mondo nuovo e sconosciuto, proprietario di un’auto rara e preziosa, un’Alfa Romeo 2600 Berlina.

È luglio 2015 quando, con l’amico Gaetano, ci ritroviamo in una sala di aste a curiosare le vendite di numerose vetture di gran pregio. Tutte belle, tutte importanti, qualcuna in perfette condizioni e qualcun’altra bisognosa di qualche lavoretto. Girando ed osservando intravedo in disparte, in un angolo della sala, un’auto diversa, molto impolverata, forse di minore interesse rispetto ad altre. Ci osserviamo a distanza… un’Alfa Romeo tremendamente triste, sporca e malconcia rispetto allo splendore delle altre auto esposte. Sento che tra noi è scattato qualcosa: le corro incontro mentre la gente ignora la magia di ciò che sta accadendo.

Ciao”, le sussurro ma lei non risponde, rimanendo triste e silenziosa. Più la osservo e più capisco il motivo di tanta tristezza. Non avevo mai visto nulla di simile, non una delle più note Alfa Romeo degli anni passati, lei così imponente, lunghissima, signorile, mai vista. Leggo la targhetta, “Alfa Romeo 2600”, apro il cofano e noto un enorme sei cilindri in linea, anch’esso impolverato e in pessima forma. Nessun altro a degnare di uno sguardo quell’ammiraglia di alta rappresentanza, un’auto, come avrei poi scoperto, destinata a fermarsi tra militari in saluto alla discesa di un generale o di un ambasciatore. Continuo ad osservarne ogni suo angolo, potrei provare… voglio provare anche se potrebbe essere un salto nel buio. Un’auto rara, un difficile restauro e nessuna idea sulle reali condizioni del mezzo. Girerà il motore? Dove troverò i ricambi?

Sussulto quando Gaetano esclama: “ti piace vero? La fissi da mezz’ora…”. È proprio tardi e mentre ci avviamo ci scambiamo un’ultima occhiata. Il giorno dell’asta arrivo presto e riesco ad assicurarmi un posto in seconda fila. Lei non c’è. Panico, noto però che anche altre auto son state spostate per fare posto alle sedie. Lei, dove sarà? Iniziano le vendite ed i partecipanti si danno battaglia con rilanci da migliaia di euro. Sono entrato sicuro dei miei fondi ma inizio a vacillare. Tra le ultime e con la folla ormai diradata arriva il turno della Alfa Romeo 2600 del 1965. Alzo timidamente il braccio ed alla mia offerta temo il fuoco di rilanci.

Non riesco a voltarmi, ma sento chiaramente la voce di altri due offerenti. Dopo alcuni rilanci cala un silenzio tombale ed il cuore mi batte forte per tre volte… al terzo battito che sento in gola, accompagnato dal banditore, mi assegnano ufficialmente la vettura. Mi si avvicina uno degli avversari e mi ammonisce: “spero che lei non sia un commerciante e che ci tenga veramente perché sarà un restauro complicato”. Non ricordo il suo viso, non so cosa ho risposto ma mi resta il ricordo di una persona che teneva tanto quanto me alle sorti della regina. Abbandonando la sala chiedo un favore al custode: “va bene, gliela mostro ma si sbrighi, dobbiamo chiudere”.

È in disparte, accanto ad una catasta di mobili e le sussurro “pazienta piccola, tornerai bellissima come nei lontani anni 60 quando eri tra le più belle e potenti”. Vado via lasciandola più speranzosa, qualcuno si sarebbe finalmente preso cura di lei. Dopo qualche giorno la ritiro e corro da Marcello, bravo meccanico e soprattutto un caro amico. Durante il tragitto rievoco le sue parole sull’origine della sua passione: “Da piccolo, a passeggio con mio padre, passammo vicino ad un autodemolitore e gli dissi – vedi quelle auto papà? Da grande le riparerò tutte – ”. Lui è Marcello, una passione che gli permette l’impossibile. Sarà affascinante vederlo rimettere in forze gli ingranaggi della regina delle berline.

Con Marcello iniziamo a stilare una lunga lista di ricambi. L’impresa di trovare tutto si rivelerà assai più difficile del previsto. A fine agosto arrivano i primi ricambi ed iniziamo ufficialmente le attività di recupero. Una settimana dopo, giorno 8 settembre, sembra tutto pronto per la prova generale di messa in moto. Mi reco in officina emozionato ed elegante come per un grande evento. Sua maestà continua ad essere malconcia ma nel cofano parecchie cose sono cambiate. Chiedo a Marcello se è certo di aver rimontato tutto: “Dimentico i volti ma ricordo anche la più piccola vite di un intero motore. Ora preparatevi a un bel po’ di rumore, la marmitta è marcia”.

Uno scaramantico bacio al volante, gira la chiave e sveglia la bella addormentata da un sonno di trent’anni. Qualche tentennamento, borbotta, parte! Ci aspettiamo chissà che fracasso, ma il bilanciatissimo motore 6 cilindri Alfa Romeo ruggisce imperioso. L’auto è solo appena rumorosa considerate le condizioni della marmitta. Troppe cose mancano per una prova su strada ma il momento del risveglio fu straordinario, bellissimo. Una settimana dopo è il momento di Loris, il carrozziere. Cosa potrebbe più andare storto? Marcello, che dovrebbe lavorare con lui in sinergia, affronta dei problemi familiari e Loris rimane bloccato. La cosa più grave deve però arrivare. Per lavoro, mi trasferiscono dall’altro capo d’Italia, in Sicilia.

Passano mesi prima che mi decida di andare a prenderla. Il motore non gira ancora bene, ci sono problemi all’impianto frenante e, a dispetto di aver cambiato già tutti i pezzi riscontriamo ancora perdite di olio dalla frizione e capricci di ogni genere. Inizia un pellegrinaggio di quasi due anni tra varie e salatissime officine “specializzate” che, a fronte di cifre da capogiro e tempi lunghissimi, non risolvono mai tutti i problemi. Inizio a sentirmi una stupida gallina dalle uova d’oro. Ad ogni riparazione la mia Alfa fa pochi chilometri e rimane a piedi, quindi autosoccorso e delusione, domeniche andate in fumo e attriti in famiglia. Dopo aver speso tantissimo con lei che non riusciva a portarmi in giro, iniziavo a meditarne la vendita.

Un avvocato proprietario di diverse Alfa Romeo d’epoca, conosciuto durante questo lungo pellegrinaggio, partecipe della mia profonda delusione mi presenta ancora un meccanico: Jano, un tipo bassino dalla faccia simpatica. Mi fa subito una buona impressione. Gli spiego i problemi, fa un giro, beviamo un caffè e con voce ferma, come un giudice legge una sentenza, annuncia le sue soluzioni. Ero molto preoccupato, avevo già speso troppo e non potevo permettermi ulteriori prese in giro. Inoltre, visitando la sua officina, sui ponti e ovunque ci fosse posto vi erano Ferrari, Porsche e altre auto di valore. Non lo nascondo ma ero terrorizzato dalla parcella. Jano mi chiama dopo soli due giorni invitandomi a ritirare la mia Alfa. Andiamo a provarla. Per la prima volta sento il suo rombo, liscio e preciso, cattivo. È davvero tornata in tutto il suo splendore. Due anni di problemi risolti in due giorni. Il conto, una cifra ridicola.

Oggi è sempre un’emozione, quando ho un attimo libero, aprire il garage, spolverarla, inserire la chiave e prendermi ancora un secondo. Girare la chiave e rinnovare il miracolo, lasciando indietro tutti i pensieri e i problemi con un soffio di acceleratore.

di Giuseppe Giannetto

 

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