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I Vostri Articoli: Volvo C30 T5 – Una Svedese in scarpette da Tennis

Volvo C30 T5

“Non si vuole passare inosservati”. Questa è la prima motivazione che penso possa spingere un automobilista ad acquistare una svedese poco timida com’è la Volvo c30 ed in particolare questa in versione T5 che mi ritrovo davanti.

Guardandola mentre mi incammino, un forte dubbio mi assale. Non riesco a capire se anteriore e posteriore appartengono alla stessa auto. Vedo un frontale sportivo ma comunque abbastanza sobrio, mentre le mie pupille si indirizzano sul laterale inizio però ad avere un’ idea più rozza di quest’auto, grazie ai fianchetti che ne allargano la carreggiata ed ai cerchi da 18 pollici .

L’idea di auto poco sobria che sto assaporando guardando i fianchi di questa svedesina si concretizza in un dato di fatto quando, continuando la mia passeggiata intorno alla vettura, quasi come un’ape che, eccitata dal pensiero del nettare, sembra quasi volersi godere il momento, fermo lo sguardo sul posteriore che, a dirla tutta, non è più aggressivo del frontale, ma la rende sicuramente indimenticabile, appunto, molto più di quanto lascia presagire l’anteriore.

Devo dire che l’occhio si abitua subito a questa “incongruenza” e, con il passare di pochi secondi, inizio ad apprezzarla ed accettarla come piacevole caratteristica. Le premesse ci sono tutte e non ho quindi voglia di aspettare un solo secondo in più di quanto già fatto. Prima ancora di iniziare ad aprire lo sportello, che è molto pesante e mi da la sensazione di robustezza che mi aspetto da un’auto del genere, sono già proiettato dentro l’abitacolo. Ebbene si, quest’auto è già riuscita a strapparmi un sorriso.

Emozioni al momento solo visive, che inizio a toccare appena seduto sui sedili, abbastanza avvolgenti ma fastidiosamente scivolosi a causa del tipo di pelle (sembra quasi vogliano spingermi via dall’abitacolo). Arriva finalmente il momento di accendere il cuore di questa giovane svedese con le scarpe da tennis e la racchetta in mano.

Un paio di scoppi aiutato dal motorino d’avviamento, poi il motore si alza di giri ed ecco che inizio a sentire il ruggito di questo 5 cilindri da 2,5 litri, mentre a freddo gira poco più in alto del normale, regalandomi un emozionante sound. A motore caldo, mi incammino per raggiungere la vetta dell’Etna.

Guidando mi rendo conto di non aver fatto troppo caso alla disposizione degli interni e riguardandoli capisco subito il perchè. Sono esattamente ciò che vorrei da un’auto del genere, quindi comodi, essenziali, messi al punto giusto, semplici ed intuitivi.

Un altro grande merito di quest’auto è lo sterzo che, in maniera del tutto naturale, mette le ruote proprio dove penso io quando bruscamente sposto il volante da sinistra a destra tra un tornante e l’altro. Proprio tra questi curvoni inizio a riscaldarmi il cuore e la mente con un assetto che non ha le più elevate prestazioni del suo tempo ma si difende bene, soprattutto se considero che volutamente questa c30, sorellastra della Focus St, sia stata pensata anche per i lunghi tragitti.

Il risultato, sommando le varie caratteristiche, resta convincente in termini di guida. Sento una buona padronanza del mezzo, che mi lascia anche qualche margine d’errore, quasi a volermi dire che se voglio lei può fare di meglio, può ancora sorprendermi. Lo fa perchè non mi rendo conto di quanto mi stia divertendo, di quanto sono vicino più al mio limite che al suo, di quanto stia andando veloce.

Mi sorprende perché sa essere rozza ma sa farlo con estrema eleganza. Un’eleganza che quasi mi abbatte poichè si comporta come un pugile che sa incassare tutti i tuoi migliori colpi e ti guarda, mentre sei sfinito, per poi dirti: “Tutto qui“?

No, non è ancora tutto qui. Scalo in seconda, entro in un tornante destro, cerco il limite e continuo a non trovarlo o, più precisamente, continuo a non trovare il suo limite, visto che il mio l’ho passato da un po’. Non voglio giustificare un assetto che sicuramente poteva anche essere più rigido, semplicemente mi sono infatuato di questa sua aria superiore che mi stimola a cercare un nuovo limite e che mi ride in faccia subito dopo, chiedendomi molto di più.

Quest’auto ha ereditato dalle sue connazionali una grande eleganza ma, a differenza di tante altre, sa come si fa emozionare un uomo alla guida, potendo essere contemporaneamente rude e posata, non ha bisogno che le comunichi cosa vuoi fare oggi o che andatura vuoi avere tramite un manettino. Lei lo sa e basta.

Come mi succede tante volte quando guido auto nuove, scendere dall’abitacolo mi risulta “sentimentalmente” difficile. Un’ auto che ti da l’impressione di sapere cosa vuoi in ogni momento, senza bisogno di farti troppe domande, la voglio di sicuro nel mio garage. Ne acquisterei una molto volentieri, perché credo che potrebbe davvero dire la sua, con poche modifiche mirate.

di Rosario Cardillo

Foto di Francesco Di Stefano

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