I vostri articoli: Una giornata a casa di Ferruccio Lamborghini

Appassionato da sempre di auto e motori, ho avuto la fortuna di passare tutta la mia infanzia, anni 70 e l’inizio degli anni 80, in un vero eden di auto classiche, in un paese dell’Africa dove le varie comunità (italiani, inglesi, americani, ecc) facevano vita appunto molto in comune e molto spesso si scambiavano auto o si rendevano disponibili a custodirle mentre i proprietari tornavano in patria per qualche tempo. È così che ho iniziato a guidare sulle gambe di mio padre le varie macchine di famiglia, una meravigiosa Fiat Campagnola AR 51, una Giulia 1300 TI, una Lancia Fulvia

Tornato in Italia, la passione è via via aumentata ma non sempre in linea con le possibilità economiche e con il tempo a disposizione, ma ho avuto numerose esperienze che reputo degne di esser raccontate; la migliore è ritornata alla mia memoria in tutta la sua magnificenza vedendo l’episodio di “Dal Pollaio alla Pista” sulla Kit Car con la faccia della Countach, ed è il mio incontro con Ferruccio Lamborghini, in una ormai lontanissima domenica del giugno 1992.


Mio padre ebbe l’occasione di conoscerlo per lavoro e sapendo la mia passione per i motori e per ogni creatura marchiata Lamborghini, un bel giorno mi disse “domani andiamo a fare una gita, in un’azienda agricola vicino Perugia”. Avendo 21 anni una gita in famiglia non era il massimo, e sapendo questo mio padre mi disse “se vieni ti faccio guidare”. Ero innamorato dell’auto di mio padre, una meravigliosa BMW 325 E30, edizione limitata Motorsport e solo per quello dissi di si. Ero quindi già soddisfatto ed appagato quando arrivammo a destinazione, un’apparentemente normale azienda agricola con agriturismo e campo da golf, se non fosse che ad aspettarci c’era proprio Ferruccio Lamborghini.


Credo di esser passato come minimo per cretino, praticamente inebetito dall’emozione, mentre i miei parlavano con Lamborghini ed io riuscivo a malapena a spiccicar parola. Non era solo emozione, era soggezione ed ammirazione per l’eccezionalità che si percepiva di quell’uomo. Ci portò quindi a fare un tour dell’azienda, e anche in quell’occasione la personalità incredibile ebbe modo di manifestarsi: il tour fu fatto con la sua auto personale, una Thema 8.32 Ferrari (una leggenda), piena di pezzi di irrigatori, trattori ed altri aggeggi. A metà del tour passammo accanto ad un campo di grano, dove era attiva l’irrigazione: si fermò all’improvviso perché aveva notato un irrigatore che non funzionava, aprì il baule posteriore dove vi era praticamente un intero carrello di attrezzi Usag e si mise a riparare l’irrigatore. Una volta finito, tornò, si scusò per l’attesa e ripartimmo.

Dopo pranzo arrivò finalmente il momento di visitare il museo personale delle auto, in una struttura apposita nell’azienda, e la mia emozione crebbe a dismisura: trovarsi di fronte alla GT 400, alla Miura, alla Countach S, all’Espada, all’Urraco, tutte leggende viste sì e no nei film o nelle riviste, vederle tutte insieme, perfette, era una cosa mai provata. Considerate che tutte le auto erano sospese sui ceppi, tranne la Miura e la Countach, da lui regolarmente usate, questo tanto per dire che soggetto fosse.

Credo di essere stato un tempo interminabile per ogni auto, avrò fatto migliaia di domande, ed era una gioia incredibile per me vedere che quell’uomo eccezionale era felice di rispondere ad ognuna. Passai in rassegna l’Urraco, l’Espada, la GT 400, rimasi inebetito di fronte alla Miura. Tenni per ultimo la Countach, ne ammiravo ogni centimetro, un’auto praticamente assurda, sfrontata, fuori da ogni canone, eppure meravigliosa, ma ancora non era niente. Vidi Lamborghini aprire lo sportello di guida e farmi cenno di entrare, e io entrai più timoroso di un novizio in chiesa, osservavo ogni centimetro della plancia in religioso silenzio, poi mi accorsi che lui si era seduto sul sedile del passeggero, mi porse le chiavi e mi disse “ti va di fare un giro”?

 


Già il riuscire a partire senza far spegnere il motore fu un successo, tanta era l’emozione, non penso di essere andato oltre i 60 km/h per i vialetti dell’azienda, ma quei 10 minuti su quella macchina eccezionale, con quell’uomo eccezionale, saranno per sempre indelebili nella mia memoria. Tornando a casa anche l’amata BMW di mio padre mi sembrava una carretta, per non parlare della mia Fiesta 950 che presi la sera stessa per uscire con gli amici, ma ancora oggi, quando leggo di Ferruccio Lamborghini o vedo documentari su di lui, e sento le storie sui suoi inizi, sulla sua rivalità con Enzo Ferrari, ripenso che io ho sentito quelle cose dal vero protagonista, che mi ha raccontato la versione ufficiale ed anche quella non ufficiale (cioè vera), della causa fatta (e vinta) alla potentissima Ford di Lee Iacocca, ripenso cioè a quanto unico ed irripetibile fosse, ed alla gioia di averlo potuto conoscere di persona.


Custodisco ancora gelosamente tutte le foto fatte quel giorno, ed un libro che mi regalò con una sua dedica di augurio per i miei studi (all’epoca ero iscritto ad ingegneria meccanica), ed anche se poi nella vita ho fatto tutt’altro (Giurisprudenza), lo reputo ancora oggi uno dei miei tesori più grandi. Per concludere un grazie a Davide, la sua passione per questo mondo è contagiosa, ed è capace di far tornare la voglia di sfogliare ricordi anche dopo così tanti anni, grazie anche solo per avermi fatto riguardare quelle foto.

di Lorenzo Capretti

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