I vostri articoli: Ingegneri con le mani sporche, tra carburatori e bicilindrici


Questa è la mia storia, quella di un ragazzo con la passione dei motori ed un sogno nel cassetto che forse ha trovato il modo di venirne fuori. Avevo 13 anni quando in sella al mio Atala Master equipaggiato con Minarelli P4, carburatore 19 mm e marmitta LeoVinci, nel periodo estivo, invece di andare al mare come tutti i miei coetanei, mi recavo in officina a fare il garzone, non per motivi economici ma per la semplice voglia d’esplorare un mondo che mi ha sempre attratto. Questa passione, trasmessami da mio padre tra racconti rievocativi degli anni ’70, delle sue Alfa e Abarth, delle giornate passate su campi di gara, è cresciuta con me.


Da piccolo garzone d’officina e spinto dagli studi intrapresi (alle scuole superiori) iniziano le prime modifiche agli scooter di amici e cugini, quel garage il sabato pomeriggio era un via vai di cinquantini a suon di prove e riprove! Non essendomi mai accontentato del plug&play, in questi anni ho iniziato a documentarmi sul mondo dell’elaborazione di motori 2t e 4t, alla velocità del 64kb e leggendo i famosi libri del buon Facchinelli, chi di voi non ne ha mai letto uno?
In parallelo, ero riuscito ad aprirmi “un canale preferenziale” presso un team di kart ed è lì che ho appreso tantissimo sul mondo dell’elaborazioni e l’importanza della cura dei particolari. Da lì in avanti è stato un fiume in piena di elaborazioni… tra scooter, moto da cross e kart, a suon di rapporti di compressione, diagrammi di travaseria e anticipi di accensione.

Dopo la maturità decido di iscrivermi ad ingegneria meccanica, con l’idea e la speranza di vedere motori a cuore aperto e scoprirne i loro segreti, ma il primo anno, oltre ad esami infiniti di matematica/fisica/chimica, non è stato un granché.
Durante il secondo anno si inizia a intravedere uno spiraglio, un esame di meccanica applicata alle macchine, rapporti di trasmissione, rotismi epicicloidali, manovellismi di spinta, velocità di distacco valvola… qualcosa iniziava a girare!

Un sabato pomeriggio, dell’inverno del 2005, mentre ero in giardino e rincasavo legna da ardere per il camino proposi a mio padre di restaurare quella Fiat 500 F della mamma, ormai da troppi anni abbandonata sotto la pianta di noci. E così decidiamo di intraprendere questo “viaggio”.

Il mio primo restauro e la mia prima elaborazione su un motore 4t di un’auto, un restauro durato circa tre anni e tutto fatto in casa dalla carrozzeria alla meccanica. Un mix di componenti nuovi ed altri di recupero dell’epoca (conservati dal babbo), come il kit canne e pistoni, l’albero a camme cod. 089 Abarth e il contagiri a laccio Jaeger. Questa macchina è stata per me un po’ quell’ anello di unione tra la teoria e la pratica.


Studiavo qualcosa all’ università poi tornavo a casa e, bilancia alla mano, giù in garage a pesare bielle, pistoni, bilanceri… per poi andare in rettifica e chiedere a “Mast’ Vicienz” di farti quell’ equilibratura secondo i tuoi canoni, oppure di alleggerire il volano secondo quel peso.
Nel bene e nel male tutto ciò mi ha permesso di crescere. In questi anni sono stati svariati i motori bicilindrici e non riassemblati e/o elaborati ad uso personale e per qualche amico, forse all’attivo la mia 500 avrà 4/5 motori e 3 cambi con diverse rapportature. È l’indole di chi ama i motori, sperimentare nuove “ricette”.


L’aver imparato a modellare al CAD, a utilizzare software per simulazioni fluidodinamiche, l’utilizzo della stampa 3D. sono stati di supporto allo sviluppo e al rapid prototyping di particolari ad hoc che hanno caratterizzato i motori realizzati.

Nel Marzo 2015 mi laureo in Ingegneria Meccanica e un mese dopo mi ritrovo a Torino per lavoro. In quel periodo, lavoretti vari ne ho continuati a portare avanti seppur in forma ridotta, qualche giravite e chiave inglese l’ho assaporati anche fuori regione, tra una carburazione da affinare e la messa a punto di qualche motorello poco grintoso.


È in questa circostanza che per abbattere la noia della città, decido di entrare a far parte di AciSport, prima come commissario di percorso e poi come commissario tecnico regionale. Il vivere le gare come parte attiva dell’organizzazione, e non come spettatore, quei rumori e quegli odori hanno fatto riaffiorare nella mia mente il mio sogno di bambino: un bicilindrico da corsa. Molte delle persone che mi conoscono, in questo ambiente, mi hanno preso in giro per mesi in merito a ciò che sto per raccontarvi, ma partiamo dal concetto “Tutti possono cambiare idea”. Negli anni io sono stato un purista dei carburatori, per la precisione Weber DCOE-DCOM.

Lo raccontava l’adesivo vicino alla mia scrivania a Torino (nome di un noto club di auto storiche di Nichelino), il mio armadietto in garage pieno zeppo di carburatori, la mia cassette piena di getti ed emulsionatori e anche la t-shirt regalatami da un mio amico (All the Carbs i Need – 45DCOE).

Pensate voi, che quando nel 2014 sono stato in Inghilterra per la mia tesi di laurea, mi sono ritirato in casa con un collettore Jaguar e tre DCOE 45mm che presi “a prezzo”. Due anni fa decido che non posso andare avanti così… nell’ ignoranza più totale dell’elettronica, un po’ per necessità lavorative, un po’ perché quando parlavo con “qualche mappatore della domenica” mi sentivo scemo… e così decido di recuperare tutta la robaccia che ho in garage e mettere su un motore su cui montare una gestione elettronica. Un mix di componentistica old school: basamento e testa Panda 30, pistoni 126 Bis rivisti, bielle alleggerite 127 d, albero motore 126, un albero a camme riprofilato e carburatore Weber 40DCOE. Testa lavorata, valvole maggiorate e riprofilate, rapporto di compressione 11:1, squish 1.1mm e si assembla il tutto.

Due anni di studio di ECU, di sensoristica varia, di parametri da tenere sott’occhio e chi più ne ha più ne metta; tutto corredato dal supporto tecnico di vari amici del settore che mi hanno aiutato a chiarire una miriade di dubbi. A gennaio 2019 scelgo la ECU open source da acquistare e mi faccio questo regalo per il mio compleanno, due farfallati di derivazione Ducati Monster “adattatati”, una ruota fonica tagliata al laser e da un vecchio fire multipoint ricavo tutto ciò di cui ho bisogno per realizzare il mio cablaggio.

Nel frattempo assemblo questo motore, prima avviato a carburatore per un check generale e poi giù il carburatore e su i farfallati con sensori vari. Durante il lockdown dello scorso marzo, il primo vagito!

 

Dopo un paio d’anni riesco ad ottenere un trasferimento e torno a lavorare in Campania, e qui con la complicità del fidato amico/carrozziere Saverio scatta la ricerca della “scocca”. Deve essere una Fiat 126, ditemi quello che volete… ma a me con i parafanghi larghi e i cerchi 10’’ piace troppo! L’idea alla base di questo nuovo progetto sarà fare in casa il più possibile, sia perché mi piace riuscirci facendo tutto da solo sia a causa dallo stipendio da neo-ingegnere…

E così si parte alla ricerca di tanti componenti, rigorosamente usati per risparmiare qualcosina, per mettere insieme questo giocattolino. Cerchi 10×8 pollici, rollbar, sedile e cinture, pinze freno Ford, tamburi posteriori in alluminio, parafanghi allargati in vetroresina.

Il primo passo è ripristinare la scocca, rinforzarla e predisporla a tutte le modifiche. Motore muletto ad iniezione in sviluppo, cambio 5 marce innesti frontali, un assetto fatto in casa e siamo pronti per andarci a fare un giretto domenicale in pista. La strada è lunga e piena d’insidie, spero di non smarrire la retta via! L’orgoglio sarà poter dire “L’ho fatta io”! L’ho pensata, realizzata, messa a punto… ma avrò mai il coraggio di portarla su un incolonnamento alla partenza di una gara?

di Gaetano Ferrara

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