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Lamborghini Miura SV – Davide Cironi con la più bella di sempre

Lamborghini Miura SV

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Sono andato prima a conoscere i suoi genitori come si fa con la ragazza a cui si tiene davvero, ho aspettato tanto tempo perché arrivasse quella giusta, che non fosse spinta da interessi economici e altre pessime intenzioni. Ho lasciato che arrivasse lei da me senza forzarla ed eccola qua. A dieci anni da quella notte in cui immaginai di averla posseduta, scrivendoci 324 pagine di libro sopra, eccola qua. A dimostrazione che bisogna stare attenti a quello che si desidera, perché poi bisogna esserne all’altezza.

Lamborghini Miura SV - Davide Cironi con la più bella di sempre (SUBS)

Quando sono arrivato all’appuntamento con lei era già in moto, fuori in quel piazzale anonimo e ben nascosto, ma che casualmente aveva due strisciate di vernice in alto, una scura e una rossa. Già da quei primi secondi qualsiasi esoterico amante dei segnali avrebbe potuto trarre materiale per brividini a volontà. Io però non sapevo ancora niente, tranne che avrei guidato la “mia” Miura nera, finalmente.

 

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Perché la “mia” Miura nera è una domanda che vi perdono solo se siete appena arrivati su Drive Experience. Dunque andiamo oltre. Siamo arrivati in quel piazzale dove la Fondazione Gino Macaluso per l’Auto Storica ci ha invitato, in una sede provvisoria utilizzata finché i lavori nel nuovo complesso di Villanova D’Asti non saranno completati.

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E qui ho imparato che la Miura è davvero in buona compagnia, perché girando l’angolo mi sono ritrovato davanti a macchine che noi tutti possiamo azzardarci a sognare sì e no. Ne parleremo a tempo debito. Avete presente quando state male per qualcosa che solitamente è o una macchina come la Miura o una ragazza come Miriam Leone? Esatto, è meglio non starci a pensare troppo.

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Se poi ti sei preparato per una, che bastava e avanzava a toglierti il sonno da mesi, e invece ti ritrovi pure “l’altra” nello stesso posto, insieme a una trentina di signorine che probabilmente per molti sono dieci volte più interessanti di queste mie due preferite, come la mettiamo?

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Ora qui a fine giornata ridevo, ma vi assicuro che la mattina all’arrivo, davanti a loro, mi potevate stendere su un violino e usarmi come corda per quanto ero teso. Verrà il momento anche della F40, così come è stato per la Miura, quando sarà giusto.

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La giustizia è stata aiutata anche dalla mia affezionata Direttrice del Museo Nazionale dell’Automobile, che ha preso la palla al balzo con la Mostra su Marcello Gandini ospitata al Mauto di Torino chiedendomi: “Non eri fissato con la Miura nera tu“?

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Non si può raccontare quello che è successo in questi ultimi giorni, perché non ci si crede. Potete leggere qui l’altra cosa assurda che mi è successa riguardo la Miura nera. Era tanto tempo insomma che ci facevamo una corte spietata a distanza, con poche sparute occasioni di arrivare vicini fino a crederci e, puntualmente, farsi rovinare tutto da terze parti.

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Purtroppo non tutte le Miura sono nelle mani giuste come questa che ho potuto guidare tutto il giorno. Che questa era quella giusta me ne sono accorto subito, dal portachiavi a fil di ferro e dalle scuciture sui sedili. Una macchina che ha vissuto, non una reginetta dei musei.

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Anzi, due giorni, perché devo confessare che la prima volta non tutto era andato per il verso giusto. La signorina non poteva di certo lasciarsi andare completamente con me alla prima occasione, specie se questa prima occasione si era presentata a -7°. Ottocento chilometri fatti per guidare mezz’ora sette gradi sotto zero e lei che si ferma con l’affanno e il fiato corto.

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Non vi so dire se sia stato un bene o un male, ma la certezza è che alla nostra seconda occasione, dopo aver cambiato un pezzo da pochi euro, la Miura nera è stata fenomenale. Tutto il giorno a tutta, senza battere ciglia (che purtroppo la Spinto Veloce non ha).

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Esatto, non si chiama SuperVeloce o SportVeloce, ma quel “SV” indica la dicitura “Spinto Veloce”. Ci rafforza la tesi tutta emiliana secondo cui le Lamborghini andrebbero chiamate per articolo maschile: Il Miura, il Countach…

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Insomma, nel video vi ho parlato a lungo, con una certa intrattenibile emozione, di come la Miura sta in strada. Una cosa non ho detto, della quale mi sono accorto solo a sera, guardandola andare sotto le coperte; quanto sorprendentemente moderna e composta si è dimostrata sulle buche e sconnessioni delle strade comuni.

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Me la sarei aspettata rigidissima sulle verticali e perennemente goffa nei tratti più impervi come tutte le supersportive analogiche, mentre questa non mi ha fatto mai soffrire una buca. Le gomme a spalla alta indubbiamente l’aiutano, ma comunque devo segnalare un comfort incredibile per la macchina senza compromessi che è la Miura.

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Non vi racconto come se la passavano mani e piedi alla fine della prova, non potendo fare punta-tacco ma dovendo fare “punta-dorso” mi sono letteralmente massacrato il piede destro pur di poter fare cambiate in maniera decente. Al tramonto però la soddisfazione di poter rispondere “sì” al proprietario quando mi ha chiesto “allora, è tua?” non si può spiegare. L’ho sentita mia davvero per un giorno, proprio come avevo scritto dieci anni fa in “478 – I diari della Miura nera”.

di Davide Cironi

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