Design

DESIGN: Aston Martin è la regina di Ginevra 2019 – Valerio Cometti

Complice la concomitanza col mio compleanno, ormai il Salone dell’Automobile di Ginevra è per me un appuntamento immancabile. È una kermesse dalla giusta dimensione e della necessaria caratura internazionale durante la quale godersi, anno dopo anno, lanci, anteprime e debutti succosi. Quella del 2019, secondo la mia opinione, è stata un’edizione un po’ sottotono, meno eccitante di quelle che l’hanno preceduta.


La mancanza di marchi importanti quali Volvo (presente solo come Polestar), Ford, Jaguar e Range Rover, per fare qualche esempio, si è unita ad una percepibile contrazione nei budget degli allestimenti degli stand: quest’anno decisamente più semplici, molte più fotografie e maxi-schermi e molta meno architettura.
Segno dei tempi? Troppe manifestazioni fieristiche a contendersi il budget? Nubi all’orizzonte di vendite sempre più fioche?
Lasciando da parte i forecast e le ansie di settore, direi che sia preferibile concentrarci su quanto di bello il Salone abbia comunque saputo offrire.
Invece di proporvi una semplice carrellata di novità, quest’anno ho deciso di puntare dritto alla questione e sottoporvi quello che ha maggiormente saputo rapire la mia attenzione e la mia fantasia. Quest’anno, con mia grande sorpresa, devo consegnare il premio ad Aston Martin.


Premetto che tale premio andrebbe consegnato ed immediatamente tolto dalle mani di Aston per l’osceno concept di SUV che hanno presentato, ma farò finta di non averlo visto e di concentrarmi sulla gamma di supersportive che i designer della casa di Gaydon hanno portato in Svizzera. Aston Martin riempie le pagine dei libri di car design da tempo immemore, ma è anche vero che per un certo periodo era sembrato che con lo stampo della immortale DB9 cercassero di realizzare anche tutti gli altri modelli.

Una prima rottura è recentemente arrivata con la DB11 che però a me non convince del tutto. Per questo motivo, arrivare allo stand dell’Aston e vedere le diverse interpretazioni di super-hyper car che hanno saputo formulare, mi ha davvero riempito il cuore.Non ne faccio solo una questione di soggettivo gusto: mi piace plaudere alla freschezza, alla densità di idee, intuizioni, soluzioni aerodinamiche che diventano soluzioni stilistiche che sono complessivamente state sfoggiate.
Osservare finalmente da vicino la Valkyrie impone un certo grado di concentrazione per assimilare le forme di quest’oggetto che presenta intere sezioni dell’automobile mancanti, andando ad esporre organi meccanici come i braccetti delle sospensioni e tiranteria dello sterzo.
Nell’osservarla, la mente continua a saltare, indecisa se vedere le forme della vettura o scovare il layout da monoposto a ruote scoperte che vi si cela all’interno.

Prosecuzione valoriale e formale della inarrivabile Valkyrie è l’inedita Project 003: la monoposto che sembrava a più riprese affiorare dalle superfici della Valkyrie qui è maggiormente intrappolata, i volumi si fanno più pieni, pur senza scalfire la sensazione di trovarsi di fronte ad un veicolo estremo.

La tipica sagoma chiusa della bocca che dai tempi delle DB3 e DB4 accompagna e rende inconfondibili le Aston Martin è in tempi moderni diventata una geometria aperta, il cui profilo superiore viene disegnato dalla vettura, mentre il lato inferiore viene interpretato dall’asfalto.

La metamorfosi di tale soluzione è oggi già presente nella gamma Aston ad esempio nella Vantage e se la memoria non mi inganna, dovrebbe aver debuttato con la DB10, nata esclusivamente per quello sciupafemmine di James Bond.


Questo innovativo trattamento del frontale caratterizza tutte le tre novità allo stand Aston. Tre?
Certo, perché non paghi di aver fatto tremare i polsi degli altri produttori di hypercar con la Valkyrie, non sazi di aver fatto capire che con la Project 003, a Gaydon potrebbero proseguire nel segmento appannaggio di 918 e P1, a Ginevra abbiamo potuto ammirare anche la Vanquish Concept.


La meno estrema delle tre, è anche secondo me la più riuscita: idealmente posizionata contro McLaren 720 oppure Ferrari F8 Tributo, la Vanquish Concept è una magistrale interpretazione del DNA Aston Martin (comprensivo del montante C che sulla DB11 non mi convince, mentre qui sembra funzionare meglio) applicato su un’architettura a motore centrale alla quale siamo poco avvezzi vista la lunga tradizione di vetture a motore anteriore di questo marchio.

Certo, non mi convincono del tutto i fari e per pochi istanti quando osservo il parabrezza e l’arco del padiglione mi sembra di vedere la Peugeot RC Coupé, ma a parte le mie manie, non si può non apprezzare lo sforzo e l’originalità della composizione.


Brava, Aston, con questo trittico, sei riuscita a farti perdonare il SUV con le porte in cavallino che troneggiava lugubre in fondo al tuo stand…


Siccome però la vita è un’esperienza spesso agrodolce, dopo i sentiti plausi al design che Aston ha portato al Salone di Ginevra 2019, vi devo lasciare con un dubbio atroce. Gli analisti finanziari esprimono un cauto ottimismo sul futuro di Aston Martin, ma nessuno dimentica che si tratti di un’azienda fragile e dai trascorsi molto burrascosi. L’ultima volta che ho visto un “botto” di design così intenso ed inaspettato è stato quando il controverso manager Danny Bahar presentò l’aggressivo piano di rilancio della Lotus, svelando una strepitosa (quanto troppo ambiziosa) line-up firmata in buona parte dal bravo Donato Coco.

Purtroppo la storia ci ha dimostrato che l’operazione servì ad attrarre investitori, i quali nel caso di Lotus non arrivarono mai.
Speriamo che davvero questa volta non sia un caso di “history repeating”…ma nel frattempo brava Aston, quest’anno il “Trofeo Cometti” lo meriti tu!

di Valerio Cometti

www.v12design.com
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