Editoriali

Mai perdere di vista i propri obiettivi – Bentornata GT Junior

Non potevo proprio vivere senza una GT Junior.

Appena chiuso il libro di Picchi non facevo altro che ripetermi in testa “…e io l’ho venduta la mia bellissima GT” lacerandomi peggio che negli ultimi cinque anni, se possibile. La storia della mia Ex l’ho già raccontata, quindi volentieri faccio a meno di ripetermi e invito chi fosse curioso a leggerla cliccando qui.

In sintesi, mi sono ritrovato a dover scegliere cosa fare della mia vita da venticinquenne sull’orlo del baratro in una città morta come L’Aquila post-sismica. Per mia fortuna ho sempre lavorato duro per realizzare i miei sogni, uno di questi targato MiF1, anno 1968, cruscotto piatto e pedaliera bassa, presa in stato di cadavere e riportata alla luce in due anni di lavoro.

Aveva un 2.0 cc bello ignorante, su una macchina decisamente raffinata ed elegante. Va bene ci sto già ricascando, non ne parlerò. Il punto è che la scelta fu: te la tieni e continui ad arrancare per non arrivare a niente o prendi al volo questo treno senza guardarti più indietro?

Con i soldi della vendita ci ho fondato il Drive Experience a fine 2013, e di questo mai mi potrei pentire visto cosa ho avuto modo di mettere in piedi. Il pensiero fisso che avevo ogni sera prima di andare a dormire era sempre lo stesso: “Arriverà un giorno che potrò permettermela di nuovo“.

Nel frattempo le quotazioni sono raddoppiate, nel 2009 presi quel cadavere con targhe nere originali Milano in cambio di una 500 L restaurata per un valore di 5.000 euro, oggi la stessa auto, nelle stesse terribili condizioni e con motore bloccato, varrebbe almeno tre volte tanto. Una mezza follia.

Un bel giorno ero a Roma, nell’atelier di una nota e vincente Scuderia che si occupa principalmente di Ferrari, e prendevo un caffè con il titolare. Passeggiando tra le sue meraviglie avevo fatto caso ad un inconfondibile linea di tetto, si vedeva solo il finestrino posteriore che scendeva armonioso insieme al lunotto. Una GT.

Da lontano, e considerando che era rimessa sotto una 250 GTO alzata sul ponte, poteva sembrare tranquillamente una GTA. In quel posto ci trovi più facilmente una GTA che una GT Junior come la mia. Dico: “ma quella è una GT! Ne avevo una, mi manca da morire” rischiando di sembrare scemo, a parlare di GT Junior in mezzo a tutti quei milioni di euro maranelliani.

Il titolare mi dice simpaticamente: “Ah sì, è di un cliente che ha tante belle macchine, gliela stiamo facendo tutta da capo, sta spendendo cifre a cinque zeri su quella GT” e io mi mangio le mani come al solito. Quanto mi piacerebbe spendere cinque zeri su una macchina così. Sospirando dico qualcosa di inutile tipo “la mia era anche targata Milano F1” e lui mi guarda senza troppo interesse, rispondendo “sì credo anche questa sia targata MI, per le Alfa è sempre importante“.

Va be’ dai, a questo punto fammela vedere, penso. Mi capisce e ci avviciniamo mentre io continuo a blaterare la mia storia con quella macchina: “L’ho dovuta vendere, tra l’altro proprio a Roma“. Poi la vedo finalmente per intero. Appena verniciata, con rollbar completo e tutta vuota dentro, allargata, cerchi oro tipo GTAm, anche lei una Scalino con pedaliera bassa come la mia Ex. Me la ricorda tantissimo, ma si vede che è fatta con “altre tasche”. La mia era molto più rozza e si vedeva che non era stata costruita in un’officina dove ci si specchia sui pavimenti.

Me l’aveva fatta Sergio, un meccanico e pilota con quarant’anni di corse alle spalle, poche risorse, tanta vecchia scuola, tanta passione. Tutt’altra cosa rispetto a quello che avevo trovato in quell’atelier e non molti km. Dentro era tutta vuota ma aveva il volante e, ma tu guarda, era anche quello uguale al mio. Un Hellebore GTA come nuovo.

Il titolare alla fine mi ha tirato fuori le targhe perché stavo iniziando ad essere preoccupante. Perfetto. Non è che ci somigliava alla mia, era proprio lei. Avevo la mia macchina di fronte, dopo quattro anni e mille promesse di non volerla mai più rivedere, se non per comperarla di nuovo. Andata dunque, per sempre, fine del sogno, cinque zeri per una GT fatta così non potrei spenderli neanche se li avessi (perché vorrei costruirmela io).

Rimango qualche secondo a fissare il vano motore. Quanto era cambiato rispetto al mio che sembrava reduce dalla guerra. Non è più la mia macchina, si vede. E pensare che io un periodo ci andavo in giro senza parabrezza e con la carrozzeria tutta sbucciata, perché avevo i soldi per fare solo una delle due cose, estetica o meccanica.

Ovviamente scelsi la meccanica, rimandando il restauro esteriore a tempi migliori. Dunque giravo con una macchina da circa 170 cv, senza parabrezza e che esteticamente sembrava una vettura post-apocalittica. Quanti insetti in faccia e quante lacrime…

Passano i mesi, ci provo qualche volta, va sempre male. A Roma mi faccio fregare da un ricambista che era tutto un programma, lo sapevo anch’io che mi stavo facendo fregare inconsciamente, ma l’ho fatto lo stesso. Una Unificato, avevo anche ceduto a non prendere una Scalino, visti i prezzi. Solo scocca, pronta da verniciare, senza meccanica né niente, ma con targhe originali che sembravano scrivere la parola “Troia” con lettere e numeri.

Questa cosa mi faceva impazzire ed ero tutto contento. Troia si è dimostrata veramente poi. Presa a 4.500 euro, appena portata dal carrozziere (che quando avevamo fatto il sopralluogo mi aveva detto “sembra buona”), provando a bucare con il cacciavite le parti più deboli, abbiamo scoperto una cosa che non mi era mai capitata in tutta la mia vita.

Era stuccata (con stucco edile, non automobilistico) sopra ad un largo strato di CARTA STAGNOLA, che copriva mezza scocca. Sembrava perfetta, pronta da verniciare. Dopo la prima grossa scordonata al venditore avevamo pattuito una altrettanto grossa diminuzione del prezzo di vendita che la rendeva quasi regalata, al prezzo giusto per acquistare un telaio e delle targhe originali.

Cosa non fa l’amore per l’automobile. L’avrei tenuta lo stesso. Peccato che dalla visura era risultato anche che le targhe erano di una 1974 e il telaio di una 1969. Seconda grossa scordonata e restituzione della somma per intero. Vi risparmio le successive due enormi delusioni nella ricerca di questa benedetta GT.

Finché, quando proprio non avevo più neanche voglia di prendere batoste, come succede per le ragazze, in pochi giorni, poche ore, ho visto, provato, deciso, per una siciliana trasferita a Roma. Targa MEssina. Verde muschio, interni cinghiale, una 1967 esattamente come piace a me e come la volevo, ad un prezzo giusto, dopo qualche trattativa con, finalmente, una brava persona.

Giorno stesso della decisione – Qubo morto. Già i soldi erano contati, maledetto tostapane, hai retto 300.000 km e mille anni di onorato servizio, vai a perdere tutta l’acqua e ti friggi proprio ora che finalmente sto gettando dalla finestra i miei soldi per una buona causa?
Lo sapete come sono fatti i condannati di motori? Siete anche voi così? Quale sarebbe stata la saggia decisione di gente come noi a questo punto?

La prendo lo stesso, userò questa come prima macchina finché non risolvo“. Siamo ad una settimana dal giorno in cui la Scalino è tornata in casa Cironi, con la pioggia e con il sole la mattina usciamo e la sera rientriamo come se niente fosse. Mi sto talmente abituando alle sue maniere che potrei usarla per sempre come prima auto.

Comoda, quasi silenziosa, pensata per durare a lungo (e infatti dopo 51 anni ancora se la cava alla grande), ergonomicamente non così male come si potrebbe pensare, consumi decenti e sorriso stampato in faccia dal primo all’ultimo secondo.

Non è questo l’intento per cui ho fortemente voluto prendere di nuovo una GT. In salita una vecchietta con un Doblò 1.6 mi ha letteralmente umiliato (e lei neanche lo sa perché non mi ha visto), ma questo non è strano se pensiamo che monta un 1300 da 89 cv stanchi. Non è un’auto appartenuta ad uno sportivo, ma è davvero in ordine meccanicamente, un’ottima base per le mie malsane intenzioni. Quel 1300 starà bello comodo su un bancale in garage, potrà riposarsi.

Intanto, per avere un’impronta a terra decente, ho rimediato quattro cerchi GTA da 7″ con gomme 195 (l’unica cosa indispensabile per iniziare a guidare un minimo). Poi, quando si potrà, inizieremo i lavori. Vi terrò aggiornati, mi scuserete se non vi parlerò di led o scarichi con le valvole da femminuccia, ma la vita è troppo breve per essere timorati della revisione.

di Davide Cironi

Addio Qubo, ci mancherai.

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